Calcinate del pesce – All’indomani della chiusura dello storico pub Extravagante di via Ponti, la proprietaria Renata Rizzotto svela qualche segreto di quell’edificio liberty con le vetrate colorate che ha sempre affascinato giovani e non. «Quando ho aperto il bar, ogni tanto, è capitato che venisse qualcuno a chiedermi se era vero che una volta l’edificio fosse una casa chiusa. Io di camere non
ne ho mai avute e dubito che ci siano mai state, ma il mistero mi ha intrigato. E allora ci ho giocato sopra, appendendo ai muri antiche stampe voluttuose e due vecchie insegne comprate ai mercatini. Uno riportava i prezzi del piacere, l’altro un avvertimento “Giovani, non perdetevi in inutili bagatelle”, ovvero “andate al sodo senza chiacchiere che il tempo è prezioso”».
L’insegna all’ingresso, con la scritta Extravagante a caratteri gotici, già da sola racconta il fascino di quel locale che ha aperto nel 1991 e che da allora non ha mai chiuso, accogliendo una clientela giovane, amante della musica rock, dei cocktail e delle caramelle gommose che decoravano i bicchieri insieme ai biscotti e alla frutta caramellata o intinta nel cioccolato.
L’ultima serata di apertura è stata il 31 ottobre con una festa di Halloween. Un evento simbolico perché prima di diventare Extravagante il locale è stato per tre anni un club privato di nome Halloween. Adesso il pub è in vendita e con esso l’abitazione al piano superiore, dove tutt’ora risiede Renata Rizzotto con la sua famiglia.
«Ho dovuto chiudere per colpa della crisi – racconta la signora – I miei clienti hanno progressivamente ridotto la disponibilità economica. Il commercialista mi diceva: “il suo è un hobby costoso, non un lavoro”. E così ho chiuso prima dell’inverno per evitare di dover pagare il riscaldamento dei locali. Ho già ricevuto offerte da parte di alcuni acquirenti che non so se sono interessati alla villa per abitarci o per aprirci qualche
attività. Quello che è sicuro che qui dentro lascio un pezzo di cuore. Vedrò di inventarmi qualche altra cosa nel futuro, ma dubito di divertirmi ancora tanto come ai tempi dell’Extravagante». Tutto il locale era frutto di una ricerca, a partire dai mobili dall’aspetto sinistro acquistati dai rigattieri, passando per le statue fino ad arrivare ai libri che accoglievano i visitatori all’ingresso (quelli di Calvino sono i più consumati).
A soffrire per la chiusura anche il cane Dalì. Un dalmata recuperato da una discarica dove era stato gettato perché aveva poche macchie nere e non assomigliava ai cuccioli della Carica dei 101.
«Dalì aveva ufficialmente il ruolo di accompagnatore: andava incontro ai clienti nel parcheggio e li scortava fino alla porta, adesso si sente solo e annoiato. E io con lui» conclude la Rizzotto.
Adriana Morlacchi
p.rossetti
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