Ogni volta ne vale la pena perché ogni volta il passa parola è utile a qualcuno o fa centro. Nella serata in cui il non vedente campione di sci nautico Daniele Cassioli, si è presentato ai varesini in sala, erano in molti gli addetti ai lavori, gli operatori e i volontari per ascoltare una testimonianza diretta di chi ha dovuto affrontare e superare fin dai primi mesi di vita il non poter vedere. Un video dove i genitori raccontano la propria gioia spenta dalla diagnosi riguardante il figlio, poi riaccesasi piano piano pensando e inseguendo una vita il più normale possibile, per genitori e figlio.
Un racconto poco credibile quando arriva da terzi. Molto più coinvolgente ed efficace se raccontato in prima persona. Dovrebbe essere la regola.
Pochi giorni dopo essersi raccontato ed aver pubblicato il suo video sul sito de La Provincia di Varese, Daniele Cassioli ha ricevuto una chiamata. «È andata così – racconta Cassioli – Mi ha chiamato la mamma di un bambino non vedente di tre anni per dirmi che il video l’ha fatta riflettere e le ha trasmesso stimoli che fino a quel momento non aveva. Mi ha fatto un sacco di domande ma soprattutto mi ha chiesto come e dove potrebbe iniziare il suo bambino all’attività motoria. Quello che più mi ha colpito è stato l’entusiasmo di questa mamma e la determinazione a non piangersi addosso, a non perdere tempo ed energie e guidare il figlio sulla via di una normalità alla quale non aveva pensato». Quindi avremo un altro atleta da seguire? «Beh dai, tre anni mi sembrano un po’ pochi. L’importante è che la mamma sia bella decisa. Il resto per lui dovrà avvenire in modo spontaneo e naturale. I miei genitori scoprirono che potevo andare a nuotare e mi accompagnarono in piscina. Poi nella palestra dove mio fratello praticava il karate furono disponibili ad ospitarmi e mi ritrovai sul tatami. Poi, sempre i miei genitori vennero a sapere per caso che un cieco poteva sciare e allora via sulla neve. Infine mi dissero che se volevo potevo provare a sciare sull’acqua e a quel punto sbocciò la mia grande passione per lo sci nautico. Stessa cosa a scuola e all’Università fino a lavorare nel mio studio di fisioterapia e ad occuparmi delle caviglie dei giocatori del Basket Legnano.
Una sorta di gara a tappe. «Esatto. È stato un crescendo di curiosità che mi ha portato dove forse senza rendermene conto volevo arrivare. Conquistare l’autonomia nella vita allena a conquistare l’autonomia nello sport. Questa è la prima vittoria che volevano per me i miei genitori e questa è la prima vittoria che auguro al mio nuovo piccolo amico e alla sua mamma”.
Di episodi come questo potresti scriverne una libro. «In effetti è così. Prima di questa mamma, qualche mese fa mi chiamò una ragazza rimasta in carrozzina che vedendomi in alcune foto voleva sapere se e come poteva provare a sciare da seduta sull’acqua e sulla neve. Sono bastate un paio di telefonate per permettere a Sabrina di provare entrambe le cose. Ora sarà lei a scegliere cosa, dove e con chi sciare quindi, missione compiuta!».