Anche sul contratto cinematografico Brad Pitt e Angelina Jolie è lecito chiedere, come per il contratto calcistico di Edinson Cavani.
Aspettiamo che il presidente del Napoli, Aurelio De Laurentiis si scusi coi giornalisti e, soprattutto, che siano i giornalisti a chiedere a De Laurentiis di scusarsi con loro. Che, altrimenti, quasi quasi direi che…, come ha minacciato ( ahi, ahi, ahi, Aurelio!) farebbe davvero bene a menarli.
Gianfranco Mortoni
Il presidente del Napoli ha una bizzarra idea delle attribuzioni d’un presidente. Gli pare che senza essere straordinariamente logorroici, non si sia all’altezza del compito.
Poi gli pare che sia indispensabile disquisire di tecnica e tattica, pur senza offrire dimostrazione apprezzabile della conoscenza tecnica e tattica, di solita deputata ad altri che non svolgano la mansione di presidente. Infine gli pare che i giornalisti possano (forse debbano) essere irrisi, quando non offesi o minacciati, perché il loro mestiere non prevede la formulazione di domande, ma l’attesa di risposte.
Le domande, se del caso, provvedono a farsele i presidenti medesimi. De Laurentiis non è una rara avis del mondo pallonaro. Come lui ce ne sono tanti.
La passione li porta dove indica il cuore, e quando a comandare è il cuore, si rischia spesso d’obbedire a un’impulsività che causa effetti purtroppo negativi. Se a questa s’aggiunge la voglia di vetrina, l’esposizione del prodotto finale diventa frequentemente un saldo di gusto discutibile invece d’un “must” che volentieri si comprerebbe.
Nello specifico, che verrebbe comprato dal mercato popolare mediatico. Cioè dai tifosi, utilizzatori finali delle esternazioni presidenziali. Detto questo, va aggiunto che il giornalismo sportivo (non solo sportivo) si trasforma talvolta in militanza, e la familiarità tra chi scrive e chi dà materia allo scrivere finisce per confondere i ruoli delle parti. Anche per confondere i lettori, che non capiscono quale film stanno guardando. Pur se il film d’un grande produttore.
Max Lodi
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