VARESE Entra in aula da vittima, ne esce da possibile indagata per simulazione di reato e falsa testimonianza. Il giudice di Varese Rossella Ferrazzi in costituzione monocratica ha infatti disposto il rinvio degli atti al pubblico ministero per verificare l’esistenza di possibili reati penali dopo aver assolto l’imputato a processo questa mattina. Giuseppe Grosso, 51 anni di Caronno Varesino con precedenti, era infatti accusato di aver sottratto o quanto meno ricettato un assegno riconducibile ad una ricca straniera di 70 anni con proprietà nell’alto varesotto dove risiede per alcuni mesi all’anno. Grosso rispondeva anche dell’accusa di aver falsificato la firma dell’agiatissima anziana facendo infine incassare da terzi in una banca di Varese un importo pari a duemila 150 euro. I fatti risalgono all’estate del 2008 e la donna aveva sporto denuncia dichiarando di essersi resa conto del furto al ritorno da una vacanza in Tunisia; guardando l’estratto conto bancario si era accorta di non aver mai staccato quell’assegno poi incassato da uno sconosciuto. E Grosso era finito nei guai. «Impossibile che la signora si sia resa conto di tutto osservando, a metà agosto, un estratto conto che è invece trimestrale – ha detto l’avvocato Corrado Viazzo, difensore di Grosso – Perché quell’estratto conto, comprensivo di entrate e uscite relative al periodo estivo lo avrebbe potuto ricevere soltanto ad ottobre». A quel
punto le indagini difensive portano a ricostruire amicizie e legami tra la ricca pensionata e il giovane compagno di cella di Grosso che all’imputato doveva restituire del denaro avuto in prestito: il giovane e l’anziana si conoscevano. Stando alla versione della donna il compagno di cella dell’imputato fu adottato da una sua carissima amica di qui la sua vicinanza con lui; «in aula la donna ha però specificato che l’uomo mai si era recato a casa sua», ha detto Viazzo. Fatto smentito da altri testimoni che, sullo sfondo, hanno anche lasciato intravedere una relazione affettusa-sentimentale tra la donna e il giovane amico. Quasi si trattasse di una sorta di toy boy non proprio sconosciuto tra le mura domestiche dell’anziana. La donna, inoltre, aveva dichiarato di aver lasciato il libretto degli assegni sulla propria auto rimasta però chiusa in villa mentre lei si trovava in Tunisia. Viazzo ha invece prodotto una serie di multe accumulate da quella stessa auto proprio mentre la signora si godeva il sole di Tunisi. Chi ha usato l’auto? Chi ha compilato l’assegno? Chi ha mentito? Questa mattina Grosso è stato assolto in primo grado. E per rispondere a tutti questi interrogativi la procura ha chiesto alla procura di indagare ancora iniziando dal ruolo avuto dall’anziana nella vicenda e dal suo giovane conoscente. S. Car.
s.bartolini
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