Depurare l’acqua di casa Ecco i limiti e le possibilità

Secondo una ricerca stilata da Aqua Italia, l’associazione che raggruppa le aziende del settore del trattamento dell’acqua, il 75,5% della popolazione sceglie l’acqua a km zero ovvero quella che esce dal rubinetto di casa. 
E sono decine di migliaia coloro che cercano di migliorare questa acqua anche ricorrendo a sistemi dometici di depurazione: impianti a osmosi inversa, filtri per il cloro, addolcitori e caraffe filtranti. Tutti dispositivi che ora possono contare su un quadro legislativo adeguato.

Con la recente entrata in vigore del Decreto del Ministero della Salute 25/2012 adesso però i consumatori che intendono acquistare impianti, sistemi e apparecchi sicuri ed efficaci, ora devono contare su regole stringenti. Innanzittutto, stop ai informazioni generiche: gli apparecchi nuovi per legge devono essere accompagnati da libretti di istruzioni per l’uso e la manutenzione molto chiari e precisi e non sono ammesse informazioni ingannevoli su proprietà depurative inesistenti, visto che l’acqua del rubinetto è perfettamente potabile.

Un particolare importante è che devono assicurare per tutto il loro ciclo di vita le prestazioni dichiarate, e i riferimenti alle prestazioni devono riguardare “esclusivamente sostanze e/o elementi e/o parametri biologici testati sperimentalmente, ovvero essere documentati da letteratura comunemente accettata a livello internazionale” (come le norme tecniche europee EN e linee guida OMS).

E l’installazione degli apparecchi dovrà essere effettuata da imprese abilitate che dovranno rilasciare un’apposita dichiarazione di conformità.

u.montin

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