Caso Corte dei Conti, circa 300 dipendenti ed ex dipendenti comunali dovranno restituire a Palazzo Gilardoni una parte dei loro stipendi illegittimamente percepiti tra il ’99 e il 2004.
Lo ha deciso il tribunale del lavoro di Busto Arsizio, con una sentenza che non salva, ma nemmeno bastona, il personale.
Si avvicina così alla conclusione la lunghissima vicenda partita nel 2006, in seguito alle ispezioni ordinate dalla Corte dei Conti per le irregolarità negli stipendi e nelle promozioni maturate nel periodo tra il 1999 e il 2004. Si era insediata persino una task force di esperti, coordinata dall’allora segretario generale , per risistemare tutti gli atti.
Accertate le maggiori responsabilità dei dirigenti, che sono stati chiamati a restituire ingenti somme (da lì l’espressione “superstipendi”), anche la gran parte del personale comunale ne è rimasta coinvolta, per somme che, alla fine di tutto il percorso, erano di varia entità: dai 200 ai 5-6mila euro, per dare un ordine di grandezza.
Circa 400 in tutto i dipendenti interessati: a loro il Comune aveva chiesto di restituire la parte di stipendio che avevano percepito in quegli anni in seguito a progressioni di carriera ritenute irregolari (e regolarizzate successivamente con procedure concorsuali). Un centinaio i lavoratori che hanno preferito chiudere i conti versando le somme richieste, mentre gli altri 300 si sono rivolti agli avvocati messi a disposizione dalle organizzazioni sindacali per resistere in giudizio di fronte al giudice del lavoro. Con la speranza di veder riconosciuta la loro buona fede.
Venerdì, la sentenza emessa dal tribunale avrebbe accolto solo in parte le ragioni dei lavoratori, che dovranno restituire al Comune cifre ridotte mediamente a un quarto rispetto a quelle richieste nelle lettere partite da Palazzo Gilardoni. Dando ragione a una perizia della commissione tecnica che aveva rivisto al ribasso le somme da restituire.
Per fare degli esempi anonimi: un dipendente si è visto ridurre la cifra da restituire da 200 a 50 euro, un altro da circa 4mila a 900 euro.
«Valuteremo la sentenza quando saranno pubblicate le motivazioni», si limita a dichiarare l‘assessore al Personale , che da consigliere comunale aveva seguito da vicino tutta la vicenda.
Commenti per ora abbottonati anche dalle Rsu, con la Csa-Fadel che preannuncia un possibile ricorso, mentre Adl, con , è pronta a «convocare un’assemblea per spiegare tutto ai dipendenti».
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