Disturbi della nutrizione aumentati del 300% dal pre-Covid: dalla Regione arrivano 5,6 milioni

Anoressia, bulimia e alimentazione incontrollata: i numeri che preoccupano. La giunta Fontana mette a disposizione importanti fondi per contrastare il fenomeno

MILANO – Anoressia, bulimia e alimentazione incontrollata: combattere i disturbi della nutrizione e dell’alimentazione (DNA) con un approccio nuovo, favorendo l’accessibilità ai servizi dedicati all’intercettazione e cura dei disturbi, secondo una visione che tenga conto dei diversi contesti.

E’ l’obiettivo di Regione Lombardia che ha impegnato nella lotta a questa complessa patologia 5,6 milioni di euro tra fondi regionali e ministeriali. Si sta osservando negli anni una crescente incidenza delle più diverse forme di disturbi della nutrizione e dell’alimentazione (anoressia, bulimia, binge eating disorder/BED); un dato aggravato ancor più dalla pandemia che ha determinato, tra gli adolescenti della Lombardia di età compresa tra 6 e 16 anni, una crescita del fenomeno – rispetto al periodo pre-pandemia – che oscilla da oltre il 50 per cento a quasi il 300 per cento, a seconda della fascia di età.

“In pratica – commenta l’assessore regionale al Welfare Guido Bertolaso – abbiamo reso operativo il ‘Piano biennale regionale’ di attività per il contrasto dei disturbi della nutrizione e della alimentazione attraverso la trasmissione alle ATS delle linee di indirizzo per la stesura dei piani biennali locali”. Le Agenzie di Tutela della Salute saranno pertanto tenute a programmare l’utilizzo dei fondi ministeriali e regionali, effettuare la mappatura della rete di servizi e di equipe dedicate alla prevenzione,

diagnosi e cura dei DNA esistenti sul proprio territorio, concentrare le risorse sui servizi già operativi e valutare le nuove proposte progettuali avanzate dagli enti erogatori. Le Ats dovranno inoltre valorizzare e coinvolgere le realtà associazionistiche di settore (pazienti e familiari), in particolare, nei progetti di informazione e di sensibilizzazione alla popolazione. Le Agenzie di Tutela della Salute dovranno infine potenziare la rete dei servizi dedicati ai DNA sui singoli territori per evitare attese o ritardi, favorire la diagnosi precoce, realizzare interventi tempestivi.