Domani sera finirà lo strazio e ripartiremo

Il 14 luglio rappresenta la scadenza ultima per il Varese: se non troverà i soldi necessari dovrà dire addio alla Lega Pro e prepararsi al fallimento

Certo, ovvio: la foto che vedete è una provocazione. Ma in tutte le provocazioni c’è un fondo di verità. La prima cosa che ha fatto Alì Zeaiter, ma anche una delle prime che fecero Nicola Laurenza e ai suoi dì Antonio Rosati, è stata parlare di stadio nuovo. Non è escluso che qualcuno di costoro ci credesse davvero, ma è da escludere che fosse realmente fattibile: se non ci riuscì Ricky Sogliano nel 2004, con un progetto chiaro, i capitali a portata di mano e l’appoggio formale bipartisan della politica cittadina (ricordate i peana di Marantelli e Maroni alla presentazione?), perché avrebbero dovuto farcela personaggi di gran lunga meno accreditati? La verità è che è un tema intrigante, come quando un candidato grida “meno tasse per tutti”: però poi c’è la realtà, e lì non si può bleffare.Del nuovo stadio il Varese, questo Varese, non saprebbe che farsene. O meglio: prima viene la società, quindi la squadra, poi eventualmente lo stadio. Siccome al momento abbiamo poca società e ancor meno squadra, lo stadio dev’essere l’ultimo dei pensieri.Domani alle 19 finalmente si saprà

il destino del Varese 1910. La fine di quello che tutti hanno definito uno strazio: se non paga è fuori; se paga è salvo, almeno per ora. Ma in quest’ultimo remoto caso avremmo una domanda: fino a quando? Un buon imprenditore sa di non poter campare sugli espedienti: se la previsione d’investimento è 10, deve avere a disposizione almeno il triplo, altrimenti lascia perdere. Se non si trovano questi 1,2 milioni – bruscolini per chi sa il fatto suo – per sanare i debiti, come si può pensare di allestire un budget adeguato per salvarsi in Lega Pro? Alla prima scadenza ricomincerebbero i dolori, le penalizzazioni, le figuracce. Nessun tifoso rinuncerebbe a cuor leggero alla Lega Pro: ma a un patto, conservare integra la dignità. Altrimenti si tiri una riga e si riparta da capo, senza assurde mani avanti e patetiche chiamate di correità.Messaggio al prossimo che arriverà: vietato citare lo stadio nuovo prima ancora di aver tirato fuori quattrini e idee veri. Perché a noi basta un campetto come quello della foto (rubata a Marco Tomasetto, tifoso doc) per essere noi stessi.