Dopo la disfatta lombarda Majorino striglia il Pd: “Lontano dalle città non tocchiamo palla”

Intervistato dal Fatto Quotidiano il candidato di centrosinistra e M5S sconfitto nettamente da Fontana analizza le ragioni dell'insuccesso: "Abbiamo perso completamente alcuni legami sociali". Poi l'affondo sulle scelte dei vertici dem: "Credo però non esista caso al mondo di un partito che fa un congresso durante la campagna per due Regioni così importanti"

MILANO – “Abbiamo perso completamente alcuni legami sociali e non possono certo bastare due mesi per ricostruirli”. Lo afferma in una intervista a il Fatto Quotidiano, Pierfrancesco Majorino, sconfitto da governatore uscente Attilio Fontana, ricandidato per il centrodestra, nella corsa alla presidenza della Regione Lombardia. “Da subito ho inteso questa sfida come un contributo, oltreché a risolvere lo stallo in cui eravamo, alla ricostruzione di alcuni rapporti sociali, relazioni con mondi che da tempo non ritengono più credibile il Pd.

Ovvio che questo percorso non lo fai in poche settimane, ma deve essere un lavoro intenso per il quale spero di poter dare ancora una mano”, dice Majorino confermando la decisione di lasciare il Parlamento europeo per restare a fare opposizione in Consiglio regionale. Quanto al rapporto del Pd con i territori lontani dalla grandi città, “ci sono zone dove non tocchiamo palla, dove si fa fatica a percepire la nostra presenza. Ci sono singoli amministratori e attivisti che eroicamente hanno portato avanti le proposte del Pd, ma dobbiamo stare al loro fianco”. Mentre a livello nazionale “credo però non esista caso al mondo di un partito che fa un congresso durante la campagna per due Regioni così importanti come Lazio e Lombardia. È incredibile: dovevamo scegliere il segretario già a dicembre”. E inoltre “c’è una responsabilità enorme di Calenda, che ha mandato all’aria il possibile accordo per andare su Moratti”.