L’appello di Mr Yamamay al premier Renzi diventa un coro degli imprenditori del territorio. «Le nostre aziende hanno bisogno di essere più dinamiche per andare all’estero. Lasciateci liberi di lavorare».
Sono le parole di Giacomo Valentini, imprenditore di Gallarate, fondatore di Orobianco, maison di accessori moda che è oggi uno dei gruppi leader del “made in Italy” nel mondo, al 99% votata all’export, con 11 società, 18 brand e 250 dipendenti.
Valentini raccoglie il “testimone” da Gianluigi Cimmino, il patron di Yamamay che ha chiesto « misure choc» per far ripartire l’economia. E rilancia chiedendo provvedimenti che possano restituire «più dinamismo» alle imprese, necessità soprattutto per chi internazionalizza.
«Condivido l’analisi di Gianluigi – spiega l’imprenditore gallaratese – ricette facili o bacchette magiche non le ha nessuno, ma viviamo le conseguenze degli anni passati. A Renzi e al governo chiederei soprattutto una cosa: lasciateci liberi di lavorare, non ostacolateci. Gli imprenditori italiani hanno avuto successo all’estero senza aver mai ricevuto alcun aiuto dallo Stato, nonostante non ci sia mai stato un “sistema Italia”: un po’ di “anarchia” ha fatto bene».
Eppure qualche «misura choc» può servire. «Io punterei sulla formazione, soprattutto quella linguistica – ammette Giacomo Valentini – la grande crescita industriale del Dopoguerra è stata favorita anche da una scuola secondaria e professionale di qualità. Periti e ragionieri che entravano già pronti nel mondo del lavoro. Oggi abbiamo bisogno di profili più adeguati alle esigenze delle imprese. E anche l’industria non deve aver paura di inserire i giovani, i “newcomer”, che sono al passo con la tecnologia dei macchinari di produzione più avanzati».
Tra le necessità più sentite dagli imprenditori, per dare spazio ai giovani, c’è la semplificazione delle normative sul lavoro, che Cimmino ha sintetizzato con la richiesta di abolire l’articolo 18.
«Molto spesso – conferma Valentini – l’idea di avere del personale nuovo, che siano giovani o meno giovani, sembra quasi una palla al piede, perché una volta assunto non lo puoi rimuovere. Rispetto ad altre nazioni, anche della stessa Unione Europea, dove c’è molto più dinamismo, noi siamo penalizzati».
«Qui non si tratta di licenziare, ma di rinnovare: le aziende, soprattutto quelle che puntano sull’internazionalizzazione, hanno bisogno di giovani che abbiano voglia di muoversi e di viaggiare. Ma anche di valorizzare l’esperienza degli anziani, mentre oggi per chi è in pensione non vale la pena continuare a lavorare nemmeno se lo vuole».
«Mi è capitato il caso di un ex dipendente che avrebbe lavorato gratis per puro piacere e per la voglia di insegnare il mestiere ai giovani, ma che non ha potuto farlo. Ecco, è ora di finire con la tendenza alla demonizzazione del mondo del lavoro. Ma è un fatto anche culturale, che viene dalla famiglia: occorre ritrovare il piacere di lavorare».
Un altro tema particolarmente sentito è quello degli incentivi agli investimenti: «Il sistema fiscale deve permettere ammortamenti più rapidi per favorire la sostituzione degli impianti, che oggi hanno un ciclo di vita molto ridotto rispetto a quello previsto dalla legge – sostiene Valentini – allo Stato non costa niente ma favorirebbe il reinvestimento nelle aziende».
Si tratta di «problemi strutturali» su cui Renzi potrebbe mettere una pezza. Anche se «la formula vincente non c’è, e non è semplice. Se ci fosse, ne sarei per primo il paladino – spiega l’imprenditore di Orobianco – oggi siamo di fronte ad un mondo che cambia a grande velocità: pensiamo alle imprese che hanno puntato sulla Russia e che oggi vedono quel mercato chiudersi, oppure a chi come noi lavora con il Giappone e si trova penalizzato dalla svalutazione del 30% dello yen. In questo scenario, serve innanzitutto essere dinamici. Io sono fiducioso, è un momento in cui ci sono tante opportunità da cogliere».
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