«Dopo tanti anni ho imparato a dare del tu a Varese»

Coach Paolo Moretti parla della sua squadra dal ritiro di Chiavenna, che si concluderà domani: «Un peccato non giocare un’amichevole, faremo una partitella in famiglia: minuti anche per Faye»

Chiavenna è un apostrofo di fatica tra le parole squadra e risultati. Lì dove tutto comincia perché non finisca presto, lì dove si suda senza un domani odiando silenziosamente gli “aguzzini” in tuta nera che straziano di impulsi il fisico e la mente, il capo di questi ultimi risponde concentrato e forse anche sornione. Di preparazioni ne ha fatte da giocatore e da allenatore, di sudore si è riempito e ha fatto riempire. Sa bene che questi giorni passati in altura sono tra i più importanti di tutto il percorso che si è parato davanti il 19 agosto.

Stiamo vivendo un momento in cui c’è tanto lavoro nelle gambe, con conseguenti stanchezza e pesantezza generale. Non potrebbe essere altrimenti, del resto: gli allenamenti sono tanti, le informazioni da immagazzinare sono altrettante e il riposo è poco. L’unico dato su cui si può ragionare e che mi rende contento è la disponibilità che ho riscontrato in tutti giocatori: c’è voglia di soffrire.

Non mi sbilancio ancora in giudizi definitivi: il cartello work in progress consente solo di avere delle sensazioni. Quello a disposizione mi sembra un gruppo che reagisce bene alle richieste: che per il momento alcune di esse vengano disattese non mi interessa, l’importante è l’atteggiamento. Ai ragazzi sto chiedendo di resistere ai primi sintomi di malessere che derivano dalla stanchezza, dai dolori, dagli stimoli continui. Ciò che riescono a fare ora servirà nel corso della stagione.

Non ho mai creduto che la differenza di nazionalità aggiunga delle difficoltà a questo scopo: ognuno appartiene allo stesso mondo. Il vero scoglio è quello di riuscire a mettere il bene comune davanti all’egoismo personale e il lavoro dell’allenatore è importante perché ciò avvenga. Devo essere in grado di trovare delle dinamiche e delle gerarchie affinché tutti si sentano importanti in egual modo, al di là dei punti segnati o dei minuti giocati. Solo così si costruisce un gruppo solido.

Bisogna vigilare, stare attenti, capire dal comportamento degli atleti se è il caso di intervenire per cambiare qualcosa. Il fuori dal campo spesso segue il campo in modo naturale, ma non bisogna abbassare la guardia.

Non è detto, in questo momento stiamo attenti a tutto. Martin e Taurus sono due ragazzi generosi, stanno dando molto, non sono due agenti disturbatori. Ma non posso escludere che poi non si vada su altri nomi.

Molto, mi dispiace molto. Fare partite vere a questo punto della preparazione è fondamentale. Devo dire, però, che la soluzione alternativa è comunque soddisfacente. Il segreto, in questa come in ogni circostanza che accade, è quello di non piangersi addosso.

Deciderò sabato mattina in base alle risposte ai carichi di lavoro che i ragazzi hanno sopportato in questi giorni, di concerto con medici e preparatore atletico. Saranno comunque due squadre equilibrate, otto giocatori ciascuna, una allenata da me e l’altra da Stefano Vanoncini. Ci saranno due arbitri e probabilmente riuscirà a giocare qualche minuto anche Faye.

Sono una persona di mondo e so bene che attualmente i rapporti sono facilitati dal fatto che ancora non si è giocato: in questa professione i risultati condizionano molto. Finora però ho avuto la percezione di essere capitato in un ambiente serio, unito, partecipe. C’è grande voglia di entrare in questa stagione da parte di tutti ed è quella che provo anch’io. Le sensazioni sono positive.

Le società, i club, sono formati da persone. A questo punto, avendo ormai conosciuto quasi tutti, Varese mi sembra un’entità più umana, finalmente reale, non più astratta come l’ho percepita da fuori negli anni: ti sembra sempre di sapere già qualcosa, ma in maniera totalmente superficiale. Ecco se c’è un aspetto che è stato confermato è che qui si è innamorati di questo club in maniera profonda, pare di entrare in una famiglia. E io sono contento di farvi parte ora.

Ritengo che in tre o quattro si siano mosse davvero bene e attrezzate altrettanto. La stessa Avellino, pur per ultima, ha costruito un roster competitivo. Così hanno fatto anche Trento e Brindisi. Penso che dietro a Milano, Sassari, Venezia e Reggio Emilia siano quelle elencate le squadre più rognose con cui si dovrà lottare.

La sensazione è che in questa manifestazione i nostri possano lasciare un segno importante. Gli auguro di non avere sfortuna: in una competizione così breve conta soprattutto stare lontani da quella.