Dottori e scienziati al lavoro Pronta la medicina per il Piantone

Grandi manovre per curare il grande cedro di via Veratti.

Nella mattinata di ieri, infatti, alcuni tecnici hanno effettuato la potatura dei rami secchi, mentre l’agronomo ha assistito nell’esecuzione di una tac sul fusto del vecchio albero con l’obiettivo di capire quanto il Phellinus torulosus, un fungo “maligno”, abbia eroso l’interno della pianta.

Da tempo, il vecchio cedro é malato: tutta colpa di un fungo che sta mettendo a dura prova la vitalità dell’albero che, dal 1870, scruta il centro città dall’alto della sua chioma. Il cedrus atlantica (o cedrus libani variante atlantica), questa la specie del cedro proveniente dal Marocco, ha vissuto la storia di Varese.

«Quando la pianta è stata piantumata – spiega Zanzi, che ha adottato in questi ultimi anni l’albero per scongiurarne l’abbattimento – aveva già circa vent’anni. Questo significa che ha tra i 170 e i 180 anni».

Battezzato dai varesini con l’appellativo de “il Piantone”(con la P maiuscola), il cedro in questione é uno dei simboli della varesinità. Un punto geografico e topografico, ma anche un luogo dell’anima, che vive oramai nel cuore di tutti.

Sembra un’esagerazione ma pensateci: per un varesino, ancora oggi, non è possibile pensare al capoluogo senza quell’elegante arbusto.

Sì perché il cedro di via Veratti è praticamente la pianta più famosa del capoluogo, oltre che una delle più vecchie. La figlia di Zanzi, Cecilia, ricercatrice dell’Istituto di tecnologia del legno di San Gallo, sta compiendo degli studi per l’individuazione del genoma del fungo “pianticida”.

«Le ricerche sono ormai in una fase avanzatissima», continua Zanzi. Tanto che sembra ormai prossima una cura naturale per rimettere in sesto il cedro malandato.

«Stiamo effettuando una cultura di funghi antagonisti al Phellinus torulosus, ai quali stiamo modificando il Dna affinché siano specifici, e quindi più aggressivi, per il fungo “maligno”. Credo che a fine settembre potremo effettuare l’impianto di questi nuovo fungo. Ma, ovviamente, la cura durerà degli anni: la natura ha bisogno dei suoi tempi».

Insomma, il team coordinato da Zanzi sta facendo il possibile per rimettere in forma il vecchio cedro, senza pesare sulle casse comunali che non dovranno versare un soldo per questa operazione.

Intanto, al vecchio cedro è stato rinnovato un po’ il look con il taglio dei rami secchi.

«C’è tantissimo secco, fa fatica ad assorbire l’acqua necessaria. Avevo già anni fa esternato la mia preoccupazione in questo senso quando sono stati effettuati i lavori di impermeabilizzazione del dehor del bar».

Infatti, le radici della pianta viaggiano sotto l’edificio che ospita il caffè Pirola e non raggiungono le falde del torrente Vellone, come si era sperato in un primo momento. «Il cedro, prima della permeabilizzazione attingeva acqua dal sottosuolo e ora, da quel lato, non riesce più ad assorbire acqua. Intendiamo capire se, ripulendolo dal secco, il cedro ha ancora la forza di cacciare nuovi rami e germogliazioni».

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