«Dov’era Varese quattro anni fa? Io me lo ricordo…»

È finita a Roma la stagione 2013/2014 della Cimberio, ma anche l’avventura di Cecco Vescovi alla presidenza della società di piazza Monte Grappa. La prima delle tante rivoluzioni che attendono la Pallacanestro Varese riguarda dunque la poltrona di numero uno, che ora cerca un nuovo occupante.

Le mie dimissioni ci sono e il consiglio è stato informato. Per cui, di fatto, la risposta è sì.

Credo che i tempi per la nomina saranno rapidi. Non entro ovviamente nel merito della scelta del mio successore, non sarebbe corretto. In generale, chi occupa una carica del genere deve avere tempo da dedicare al ruolo, energia e competenza.

Il primo nodo da sciogliere, per chi le subentrerà, sarà ovviamente quello del budget. A cominciare dal rapporto con il marchio Cimberio, main sponsor del club.

Ma non c’è nulla di nuovo in questo, i contratti di sponsorizzazione hanno sempre avuto scadenze annuali. È giusto che la famiglia Cimberio abbia il tempo di fare le proprie valutazioni, dopodiché ci darà una risposta. Noi ovviamente ci auguriamo che rimanga con noi.

Se parliamo di possibilità di lottare per il titolo, assolutamente sì, il budget è decisivo. In generale, comunque, più è alto il margine finanziario che si ha a disposizione, più sono grandi le possibilità di scalare la classifica. Però bisogna anche definire cosa si intende per risultato sportivo.

Io dico che il mantenimento del club in serie A fa assolutamente parte di questo bilancio. Forse ci siamo dimenticati in quale situazione si trovava la società soltanto quattro anni fa. È comprensibile, fa parte un po’ del mondo dello sport avere la memoria corta, ma io quel ricordo lo porto sempre con me.

Quest’anno abbiamo avuto un aumento dovuto proprio all’entusiasmo suscitato dai risultati dello scorso campionato. Però sono numeri che la squadra ha sempre fatto, anche prima della nostra gestione. C’è un zoccolo duro, sempre fedele.

È così dappertutto in realtà. Varese poi è una piazza fortemente legata al passato e alla tradizione. Per questo è automatico pensare che il risultato dello scorso anno possa essere la normalità, invece non lo è. Con il budget a disposizione, la normalità è condurre una stagione di media classifica. Sicuramente poi quest’anno potevamo fare di più. Abbiamo commesso degli errori fin dall’inizio e lo sappiamo, ma quando fai delle scelte e delle scommesse corri inevitabilmente alcuni rischi. Io dico che chi fa può sbagliare, ma è sempre meglio che non fare nulla. Da ogni esperienza poi c’è sempre da imparare.

Chi verrà dopo di me lo farà, certamente non basandosi sulle indiscrezioni di stampa. Con Stefano c’è un ottimo rapporto, è un uomo della società e speriamo ovviamente possa rimanere.

Io dico che questa eventuale retrocessione non macchia assolutamente una carriera straordinaria. Anzi, penso che Recalcati, oltre a non avere alcuna colpa, ha dimostrato, restando a Montegranaro a lottare fino alla fine, di mettere la squadra davanti al suo palmares. Da questa vicenda ne esce, se possibile, ancora più forte.

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