Draghi/ La finanza sta meglio, ma permangono fragilità


Basilea, 9 gen. (Apcom)
– La situazione del sistema finanziario è oggi “molto migliore” di quanto ci si potesse attendere solo un anno fa, ma da presidente del Financial Stability Board Mario Draghi richiama alla massima cautela nel valutare il quadro. “La redditività è notevolmente migliorata – ha osservato – la situazione delle liquidità è a sua volta migliorata significativamente”, tanto che sui mercati si assiste a un ritorno degli appetiti per le prese di rischio. Ma
allo stesso tempo il quadro “non è così positivo come credono i mercati”, e “permangono diverse fragilità nel sistema”, ha avvertito il governatore della Banca d’Italia, durante una conferenza stampa al termine della riunione plenaria a Basilea dell’ente transnazionale.

Il miglioramento che si registra nel sistema riflette innanzitutto le politiche espansive messe in campo per contrastare la crisi, che tuttavia sono a carattere eccezionale. Inoltre, Draghi ha rilevato che le future necessità di rifinanziamento delle istituzioni finanziarie “sono veramente notevoli”. E allo stesso tempo, più a lungo termine anche le necessità di finanziamento dei governi diventeranno “straordinarie”.

“Bisogna continuare ad avere ben presente quanto la situazione resti difficile”, ha proseguito Draghi: resta cruciale evitare politiche “procicliche”, ovvero che contengano misure che rischiano di aggravare i punti di debolezza del sistema o fare da ‘moltiplicatore’ alle difficoltà.

Intanto l’ente di consultazioni transnazionali prosegue intensamente con il suo lavoro su più fronti. Al vertice del G20 del giugno 2010 il Board presenterà una valutazione preliminare sulle possibili misure di intervento per gestire il problema delle istituzioni finanziarie considerate troppo grandi per poterle lasciar fallire. Quelle che in inglese vengono chiamate “too big to fail”, e il cui fallimento rischierebbe di rivelarsi ben più costoso per un sistema economico rispetto a un salvataggio pubblico. Ma sollevano dei problemi di “azzardo morale”, sulle conseguenze che il ricadere in una simile categoria hanno nella gestione di una istituzione finanziaria.

E’ “prematuro”, secondo Draghi, parlare di eventuali liste di istituzioni di questo tipo. Per ora i lavori dell’Fsb si concentrano nel mettere in parallelo i progetti elaborati da diverse istituzioni che vi partecipano, e che coprono tre aree principali. La prima è ridurre le probabilità di fallimento delle istituzioni con rilevanza sistemica; la seconda è migliorare le capacità di gestire in maniera ordinata il fallimento di una grande istituzione; terzo, bisogna rafforzare le infrastrutture chiave dei mercati.

Intanto i paesi dell’Fsb procedendo a modificare le regole sulla vigilanza sulle retribuzioni nel settore bancario, in modo che risultino maggiormente allineate al contesto di prese di rischio. Bisogna puntare a pratiche “giudiziose”; il mese scorso lo stesso Fsb ha deciso di avviare un monitoraggio della messa in opera di principi e standard individuati per questa area, ha aggiunto Draghi. E come richiesto dai leader del G20, entro il marzo del 2010 si punta a completare questo monitoraggio e a pubblicarne i risultati con un rapporto.

I temi di lavoro sono numerosi e complessi, e in questo inizio di 2010 il Board, che ha sede presso la Banca dei regolamenti internazionali di Basilea, si è subito riunito per portare avanti la sua opera. L’Fsb ha avuto un ruolo cruciale nell’affiancare il G20 sull’individuazione delle strategie da seguire dopo l’esplosione della crisi finanziaria globale. Innazitutto per la sua vasta composizione, oltre a tutti i paesi del G20 include anche Spagna, Olanda, Hong Kong e Singapore. Ma un’altra “peculiarità” che rende l’Fsb così “efficace” è nella sua composizione, ha ricordato Draghi. Raggruppa le authority di vigilanza su banche, mercati, assicurazioni, più le banche centrali, i ministeri delle Finanze dei vari paesi, più le diverse istituzioni finanziarie internazionali. “Oltre a coloro che prendono le decisioni e fanno le leggi – ha detto Draghi – ci sono anche i responsabili dell’effettiva messa in opera delle decisioni”.

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