Draghi: nella crisi segni di miglioramento, restano criticità


Basilea, 27 giu. (Apcom)
– Il sistema finanziario globale mostra
segni di miglioramento ed è stata superata la fase più drammatica
che ha fatto seguito al crac della Lehman, ma restano delle aree
di fragilità, dal momento che i sistemi creditizi non sono stati
completamente riparati e rafforzati. Per questo “ancora non è il
momento” di attuare exit strategy, anche se bisogna iniziare a
discuterne per essere pronti quando sarà venuto il tempo, ovvero
quando il sistema sarà stato riparato. Sono questi i messaggi
principali lanciati a Basilea dal presidente del Financial
Stability Board, Mario Draghi, a conclusione della due giorni di
lavori inaugurale dell’organismo.

Il governatore della Banca d’Italia, che ha evitato qualsiasi
riferimento alle vicende italiane, nel suo ruolo di presidente
del Fsb ha sottolineato che molti progressi sono stati fatti nel
superamento della crisi finanziaria mondiale e per evitare che
casi come il fallimento Lehman possano ripetersi. Però ancora non
siamo fuori dal pericolo. “Se comparate la situazione attuale a
quella subito dopo il crac Lehman – ha detto – molto è stato
fatto: nella politica fiscale, in quella monetaria e
macroprudenziale, nonchè in termini di ricapitalizzazione e
garanzia di riassicurazione. Se guardate agli spread e alla
volatilità noi siamo più o meno tronati a prima di Lehman, anche
se non a quelli di prima della crisi”. Progressi sì, quindi, ma
non siamo ancora “out of the woods”, ha detto Draghi usando
un’espressione idiomatica inglese.

Se dunque “molto” è stato fatto per far tornare la fiducia, in
termini di ricapitalizzazioni bancarie, di politica monetaria, di
stimoli all’economia e di vigilanza macroprudenziale molto rimane
ancora da fare, dato che il processo di ristrutturazione e
rafforzamento dei bilanci bancari non è stato ancora completato e
permangono alcune criticità nel mercato dei capitali. Quindi,
“non è il momento di fermarsi”. Anche se, ha tenuto a
rassicurare, “la nuova regolamentazione non sarà un motivo per
ri-nazionalizzare i mercati dei capitali”.

Quello che si è tenuto tra ieri ed oggi a Basilea è stato il
meeting inaugurale dell’organismo presideuto da Draghi da quando
in aprile il Financial Stability Forum è stato rifondato come
Fsb, con l’ampliamento della membership a tutti i Paesi del G20,
alla Spagna e all’Unione Europea e un mandato rafforzato per
promuovere la stabilità finanziaria. Tra le prime cose, il Fsb
si è occupato della nuova organizzazione interna, con la
creazione di uno ‘steering committee’ presieduto dallo stesso
Draghi e tre comitati di controllo: valutazione delle
vulnerabilità del sistema (compresi esercizi di early warning),
cooperazione sulla supervisione e regolazione, attuazione degli
standard finanziari internazionali. E’ previsto anche un gruppo
di lavoro sulla gestione delle crisi transanazionali.

Nel descrivere i progressi nell’ambito dell’attuazione delle
raccomandazioni del precedente Finanacial Stability Forum,
Draghi ha salutato con un benvenuto le varie iniziative nazionali
attuate per recepire nei propri sistemi normativi i nuovi
principi indicati dal Fsb, in particolare quelli per regolare le
retibuzioni dei manager. Draghi ha poi esposto l’agenda dei
prossimi lavori dell’organismo di supervisione del sistema
finanziario globale. In settembre, il board illustrerà i
progressi compiuti al G20 di Pittsburgh e continuerà a monitorare la realizzazione degli impegni presi al G20 di Londra in aprile.
In novembre farà un rapporto ai vertici dei ministri finanziari
del G20 e delle banche centrali.

Cep

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