Ha lasciato il lavoro nel 2023 con oltre duemila ore di ferie arretrate. Ora, in pensione, ha citato in giudizio la Provincia di Varese per ottenere un risarcimento economico pari a 80.430 euro, corrispondente — secondo il suo legale — al valore delle giornate di riposo mai fruite.
Il caso, che riguarda un ex funzionario in servizio a Villa Recalcati, è stato formalmente affrontato dalla Giunta provinciale lo scorso 19 giugno, con una delibera che sancisce la costituzione in giudizio per opporsi alla richiesta avanzata. A rappresentare l’ente sarà l’avvocato Daniele Albertini dell’avvocatura interna.
Secondo quanto riportato nel ricorso, l’accumulo eccezionale di ore sarebbe frutto di “esigenze di servizio” e dell’“assenza di strumenti idonei” messi in campo dalla Provincia per garantire il recupero delle ferie. L’ex dipendente sostiene che la responsabilità ricada sull’amministrazione, che avrebbe dovuto vigilare e intervenire per garantire il diritto al riposo.
La posizione della Provincia è però netta: la richiesta è ritenuta “giuridicamente infondata”. Nella delibera n. 97 si sottolinea che, salvo provata impossibilità oggettiva di fruire delle ferie per cause riconducibili al datore di lavoro, non è possibile monetizzare i giorni non goduti, in base alla normativa vigente nel pubblico impiego.
Il caso solleva una questione delicata sulla gestione delle ferie nel pubblico impiego e potrebbe aprire la strada ad altri contenziosi simili, in un ambito dove i diritti individuali e le responsabilità organizzative spesso si intrecciano senza una linea chiara.