Dumenza, all’asta la foto di Peruggia Nel 1911 rubò la Gioconda al Louvre

DUMENZA Torna alla ribalta Vincenzo Peruggia. Perché la sua foto segnaletica, quella del “ladro della Gioconda” e “autore del furto del secolo”, andrà all’asta domani alla Maison Tajan, a Parigi. La foto, che mostra Peruggia di faccia e di profilo, fu scattata nel 1909 da Alphonse Bertillon (1853-1914), l’inventore del sistema di riconoscimento biometrico.

Lo scatto originale, di piccole dimensioni (123×54 mm.), ha un valore stimato, in base a quanto riporta la casa d’aste francese, «tra i 1.500 e i 1.800 euro». Valore confermato anche dal fotografo ed esperto Jean-Mathieu Martini, che ne sta curando la vendita. Non è però escluso che le quotazioni possano addirittura impennarsi.

Del resto, la foto segnaletica è un passaggio fondamentale di uno tra i furti più clamorosi mai messi a segno. Episodio che vide protagonista proprio il dumentino Vincenzo Peruggia, impiegato del museo parigino che, nella notte tra il 20 e il 21 agosto 1911, si introdusse nel Louvre e trafugò il capolavoro di Leonardo. Ma per sua sfortuna l’emigrante era già schedato dalla polizia parigina.

Fu lo stesso Bertillon, il padre dell’antropologia giudiziaria (si parla di sistema Bertillon o Bertillonage), all’epoca responsabile del servizio di identità giudiziaria di Parigi, a rilevare le impronte digitali di Peruggia sul vetro che proteggeva l’opera e ad aprire la caccia all’uomo.

Il dipinto, che la storia vuole sia stato nascosto anche a Dumenza, fu poi rintracciato due anni più tardi, nel dicembre 1913, a Firenze. Da allora di Peruggia si discute. Tra chi lo vuole ricordare come un semplice ladro e chi lo considera un patriota per la volontà di riportare in Italia l’inestimabile dipinto.

Tesi, questa, sostenuta più volte anche dall’unica figlia dell’uomo, Celestina, morta un anno fa: «Certo il mio povero papà non fece una bella cosa rubando la Gioconda – affermava Celestina, che in paese avevano soprannominato “Giocondina” – ma le motivazioni non furono del tutto ignobili. Credeva, sbagliando, che l’opera fosse stata sottratta al suo Paese da Napoleone e voleva riportarla in Italia».

Alessio Pagani

s.affolti

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