Non senza un pizzico di orgoglio Raimondo Santoro, titolare della Sanplast di Busto Arsizio, racconta come la sua impresa faccia infuriare i tedeschi: «Inutile girarci intorno, facciamo macchine migliori delle loro e ci sono parecchie aziende in Germania che smontano macchine tedesche per mettere le nostre».
La Sanplast è una azienda di costruzioni meccaniche che produce dei guidabolla: «Noi siamo da anni nel settore plastico del film soffiato. Lavorando a stretto contatto con i nostri clienti ci siamo accorti che c’era bisogno di macchine sempre più precise» racconta Santoro.
E così la Sanplast ha studiato una macchina in grado di accompagnare con la massima precisione e velocità qualsiasi materiale utile per l’imballaggio grazie all’impiego di cestelli guidafilm ed altri accessori legati a questa funzione di guida. L’azienda bustocca, dove lavora una decina di persone, ha letteralmente rivoluzionato il mercato dei guidabolla e così Santoro, capito il potenziale della sua tecnologia, ha deciso di depositarne un brevetto europeo nel 2007 «il problema
è che l’ufficio brevetti sta proprio a Berlino e i nostri concorrenti tedeschi ci hanno osteggiato anche in questo in ogni modo». La sua è una macchina che ha diminuito gli sprechi di plastica e aumentato enormemente la precisione: per gestire il materiale da imballaggio servono velocità, potenza e precisione sempre più elevate «e senza un guidabolla efficace, resistente e preciso non si potrebbero ottenere certe performance». Quelle che l’intero mercato richiede.
Trovata dunque la soluzione Santoro ha pensato bene di proteggersi con un brevetto.
Proprio quello che ancora oggi fa infuriare i tedeschi: «Sono gelosi del nostro brevetto, perché non riescono in alcun modo a raggirarlo e quindi a produrre macchine come le nostre che sono richieste ovunque». Non c’è concorrenza per Santoro: «Alla fine noi li battiamo, semplicemente perché facciamo macchine migliori».
Macchine da record in verità: hanno progettato addirittura un guidabolla per la pelle dei wurstel e per il polietilene più grosso al mondo: 24 metri di tubolare, una macchina venduta a Taiwan e in Cina.
Un’azienda leader, che conta ben pochi concorrenti, come racconta lo stesso Santoro e che esporta gran parte della sua produzione, oltre il 70% all’estero.
America, Russia, Germania, Oriente sono i suoi mercati di riferimento: alta efficienza ed affidabilità dei macchinari e basso costo le sue leve strategiche. Quelle che ancora oggi i tedeschi gli invidiano.
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