E’ sempre Lega contro Lega  «16 miliardi? Macché, dieci…»

VARESE I 16 miliardi in più in Lombardia promessi da Bobo Maroni? Una bufala: «Saranno meno di dieci». A sostenerlo però non è un esponente del centrosinistra che sostiene Ambrosoli o un candidato della coalizione centrista che supporta Albertini, ma un deputato uscente della Lega Nord, il brianzolo Marco Desiderati, bossiano di ferro, in parlamento dal 2009 quando subentrò (scherzo del destino…) al dimissionario Matteo Salvini e non più ricandidato come quasi tutti gli esponenti dell’ala vicina al «Cerchio Magico». Sentite cosa dice a proposito della promessa di una pioggia di soldi in più in Lombardia grazie al mantenimento sul territorio del 75% del gettito fiscale che finisce a Roma: «In un’intervista a La Padania il nostro Massimo Garavaglia (uno dei maggiori esperti di bilancio del movimento, ndr) dichiara che il gettito delle tasse in Lombardia ammonterebbe a 108 miliardi di euro, di cui oggi torna sul territorio il 66%. Poi però sostiene che aumentando questa percentuale al 75, la Lombardia ricaverebbe 20 miliardi in più,

e qui ho smesso di capire. Perché il 9% di 108 miliardi sono 9,72 miliardi, e non 20, ma nemmeno 16 come Salvini sventolava l’altra sera in televisione di fronte a Fini, citando uno studio del Corriere della Sera». Secondo Desiderati i conti della propaganda leghista non tornano: «Sarebbe bene chiarire il dilemma subito, ma con studi seri alla mano e non con articoli di giornale. Perché se i miliardi sono nove e ne servono otto per togliere l’Irap, poi non resta più granché per tutte le promesse che stiamo facendo ai lombardi». Senza contare, aggiunge il deputato bossiano, che «quei soldi non basterebbero nemmeno a coprire i tagli (11 miliardi), che il “nostro” governo con Berlusconi ha propinato agli enti locali lombardi». Insomma, sotto il cielo maroniano crescono le spine nel fianco. Ma non è diserzione, come si evince da un post su facebook di un altro illustre escluso come Giangiacomo Longoni: «Tutti uniti, avanti fino alle elezioni». Fino alle elezioni, e poi? Andrea Aliverti

s.bartolini

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