«È una limitazione spaventosa Abbattiamo tutto come fa l’Isis?»

Intervista al grande fotografo Giorgio Lotti, provocatorio sulla questione del copyright che l’Europa vorrebbe mettere su panorami e monumenti pubblici

Non fotografiamo più niente? Cos’è, abbattiamo i monumenti come fa l’Isis?». È provocatorio nella sua rabbia il grande fotografo , contrarissimo alla norma comunitaria che intenderebbe limitare la libertà di immortalare i monumenti pubblici. Per il fotografo nato a Milano ma varesino d’adozione, questa norma non è altro che l’altra faccia della medaglia della furia iconoclasta dei fondamentalisti islamici contro i monumenti.

Sarebbe una limitazione spaventosa e senza senso. Mi chiedo se sia mai possibile solo pensare che un turista o un professionista come me possano andare in piazza della Scala a Milano o nella Valle dei Templi di Agrigento, senza fotografare i monumenti. È un’assurdità.

Le studiano tutte: ma pensassero a creare posti di lavoro, invece che introdurre imposizioni e complicazioni inutili. Siamo già pieni di problemi e l’Europa deve pensare a queste assurdità? Ma non è una novità che il legislatore metta i bastoni tra le ruote a chi fa questo mestiere. Penso ad esempio alla proibizione di fotografare i minori, che è una delle gioie più belle in assoluto. Ora questa norma sui monumenti. Alla fine non fotografiamo più niente?

Ma noi dobbiamo pubblicizzare e diffondere il più possibile le immagini del nostro patrimonio nel mondo. Guardi, anche il turista che fotografa uno dei nostri monumenti e ne divulga la bellezza non fa altro che pubblicizzare il nostro Paese e il nostro patrimonio. Ben venga un giapponese che scatta una foto del Sacro Monte o del lago di Varese e la pubblica sui social network, facendo ammirare ai suoi connazionali, che sicuramente non conosceranno il nostro territorio, quanto è bello e quanto può essere interessante da visitare.

Già ci proibiscono di fotografare i siti Unesco, ad esempio. Io vorrei essere utile al mio Paese, non bravo, come quando con Paolo Grassi ho venduto 150mila copie del libro sul teatro alla Scala, pubblicato in cinque lingue.

Abbiamo alcuni dei fotografi migliori al mondo. Perché, invece di architettare norme assurde, il governo non chiama i dieci fotografi top in Italia, a partire da Mimmo Jodice tanto per fare un nome, tutti con un’esperienza formidabile alle spalle, per raccontare con le loro fotografie e scatti d’autore le bellezze del Paese. Ne verrebbero fuori una mostra unica nel suo genere e un libro che potremmo distribuire in tutto il mondo.