Ecco gli uomini di Maroni La sanità ricomincia così

VARESE Sanità, la sfida di Maroni è “made in Varese”. I nomi e i programmi con cui il neo-governatore si appresta a “smontare” il modello formigoniano provengono dal gruppo di lavoro costituito diversi anni fa dal senatore Fabio Rizzi. La direzione generale sanità, fino ad oggi feudo di Cl con Carlo Lucchina, è destinata ad uno dei fedelissimi di Bobo: in pole position due varesini, Giuseppe “Gege” Rossi, che non è solo il chitarrista della band del governatore ma anche il secondo in classifica nella valutazione dei manager delle aziende ospedaliere lombarde, e Maria Cristina Cantù, già assessore nella città giardino nella giunta di Aldo Fumagalli, tornata dopo l’estate a guidare la potente Asl Milano 1 dopo aver centrato il podio dei dg quando era a Gallarate. Anche Giovanni Daverio, altro compagno di band e (ben quotato) direttore dell’Asl di Varese, è tra i papabili per una promozione, ma potrebbe ambire alla direzione welfare. Rossi prevede che Bobo «ragionerà e lavorerà in un modo che nessuno si aspetta – le dichiarazioni alla stampa locale del dg varesino che lavora a Lodi – premiando merito e professionalità, non l’appartenenza politica».Il valzer sui posti manageriali induce a pensare che, secondo lo schema dell’alternanza che vigeva anche sotto Formigoni, l’assessorato alla sanità possa finire al Pdl. «Noi cercheremo di mantenerlo in pancia – ammette Fabio Rizzi – perché sappiamo quanto conta l’asse tra presidente e assessore alla sanità, per come incide sul bilancio regionale e sulle scelte politiche. Se nella spartizione tra i partiti dovessimo rinunciarvi, presidieremo il settore con il presidente e con il nostro programma». Le idee sono chiare: abolizione dei ticket, razionalizzazione di aziende e ospedali, «ridisegnando l’assetto territoriale a partire dall’epidemiologia»,

revisione degli accreditamenti, strutture a bassa intensità di cura sul territorio per scaricare ingolfamento e liste d’attesa negli ospedali. Forse non verrà rivoltato come un calzino, ma il modello dell’era formigoniana cambierà molto. «Dire che vogliamo smontare la sanità è un’espressione troppo forte, io parlo di manutenzione – spiega Rizzi – il sistema è valido ma è vecchio di 15 anni e troppo ospedalocentrico, va riequilibrato sul territorio basandosi su parametri oggettivi». Paolo Cherubino, l’ortopedico varesino che ha corso, senza essere eletto, con la lista Maroni Presidente, confida in una «profonda riforma e riorganizzazione della sanità lombarda» e su questo ha basato la sua campagna. «La sanità lombarda non è eccellente ma è fatta di eccellenze – spiega il “Prof” – ha bisogno di una profonda riorganizzazione su alcuni aspetti in particolare, la medicina territoriale, la motivazione della classe medica ed infermieristica, la ridestinazione dei rami secchi e l’organizzazione globale. Si può fare molto di più e molto meglio se si avrà il coraggio di apportare profondi cambiamenti». Lo stesso Cherubino non si tira indietro: «Se il governatore mi chiederà di collaborare, sono pronto». La questione sanità si incastra con le altre caselle della nuova giunta che Maroni intende «presentare il giorno dopo la proclamazione degli eletti». Ancora una decina di giorni, quindi: mercoledì è atteso il primo vertice con Berlusconi sulla Lombardia. In casa formigoniana intanto è stata offerta a Raffaele Cattaneo la presidenza del consiglio regionale, mentre per la giunta prende quota il nome di un altro varesino, l’ex capogruppo Paolo Valentini. Tra i leghisti varesini, dopo Dario Galli, scendono anche le quotazioni di Giancarlo Giorgetti (per il bilancio si fa il nome di Massimo Garavaglia), mentre resta in pista Rizzi.

s.bartolini

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