Ecco le case popolari “padanizzate”

Graduatoria Aler per le case popolari, sempre meno extracomunitari e sempre più bustocchi in cima alla lista. L’ex assessore ai servizi sociali : «Mi fa piacere». E la Lega vorrebbe ancor di più irrigidire i requisiti d’accesso.

Come ogni anno, è arrivato al dunque il lavoro di verifica delle domande per l’accesso alle case popolari. Con delle sorprese. Lo scorso anno infatti la graduatoria dei richiedenti ritenuti ammissibili, in base ai requisiti di Regione Lombardia, era formata in tutto da 281 capifamiglia, di cui almeno 125 immigrati provenienti soprattutto dal Maghreb, dai Balcani e dall’America Latina.

Quest’anno il numero degli idonei è in leggero aumento – sono 287 – mentre quello degli extracomunitari è nettamente in calo: se ne contano appena 110. Ma soprattutto, è questa la vera novità, sono in gran parte in posizioni di rincalzo. Laddove, per intenderci, le probabilità di accedere ai pochi alloggi che si renderanno disponibili nel corso dell’anno sono ridotte al lumicino.

Nella prima pagina della graduatoria, pubblicata sull’albo pretorio di palazzo Gilardoni, sono appena nove i candidati ammissibili ad un alloggio pubblico, su 74. Tra i primi dieci in graduatoria ci sono due maghrebini e un albanese, insieme a sette nomi e cognomi italianissimi. Sempre spulciando nella prima parte dell’elenco, che è quella più significativa visto che è lì che Aler andrà ad assegnare gli alloggi che si libereranno, si notano molti nomi bustocchi. Una sorpresa. Ma neanche più di tanto, visto che l’assessore ai servizi sociali ricorda che «le emergenze più sentite in questo momento in città sono la mancanza di lavoro e gli sfratti, che continuano ad essere una piaga non indifferente e che riguardano sempre più italiani». È chiaro che poi gli sfrattati e i disoccupati vanno ad ingrossare le fila delle graduatorie delle case popolari.

Cosa sta succedendo? «I requisiti per l’iscrizione alle graduatorie non sono cambiate, sono le regole stabilite da Regione Lombardia, probabilmente si fanno delle selezioni più rigorose sulle domande – fa notare l’ex assessore ai servizi sociali, il leghista Ivo Azzimonti, attualmente responsabile delle attività produttive e da sempre molto critico sulle prassi consolidate nella distribuzione delle risorse del settore – però non posso nascondere come questa tendenza in atto nelle graduatorie, con la presenza di meno stranieri, mi faccia piacere. Ho sempre pensato che anche nelle politiche per la casa dovessimo cercare di aiutare prima i nostri bisognosi, poi quelli che arrivano da fuori».

È lo stesso principio per cui il gruppo Lega Nord in Regione Lombardia ha chiesto di innalzare da cinque a dieci o addirittura a quindici anni il requisito minimo di residenza per l’accesso alle prestazioni sociali, dagli alloggi di edilizia residenziale pubblica agli asili nido.

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