Ecco perché il Varese è speciale

Il giorno della prima partitella si è trasformato in una festa grazie alla torta portata da Maccecchini. Ciavarrella: «Questo è quello che ho sempre sognato: una squadra per la gente, in mezzo alla gente»

Dentro certi gesti c’è tutto, anche quello che ci eravamo dimenticati di poter vivere, anche quello che ci eravamo dimenticati di poter essere. Certi gesti sono spontanei, e per questo ancora più preziosi. Perché vengono da dentro, dal profondo. Ieri pomeriggio al Franco Ossola doveva essere un giorno come un altro, ma col Varese nulla è scontato o banale.

Doveva essere solamente il giorno della prima partitella della squadra e così è stato, ma c’è qualcosa di più: perché quando Paolo Maccecchini, tra il primo e il secondo tempo, si è presentato con una torta alla frutta con sopra scritto: “Forza Varese, forza ragazzi”, si è visto cos’è veramente questo nuovo Varese. Si è vista la sua forza, la sua sostanza, il suo «essere ancora, di nuovo una famiglia», come ci ha detto sorridente Maccecchini. «Questa non l’ho portata mica per i giocatori, ma per tutta la gente che era qui oggi. Siamo una cosa sola».
Sulla tribuna erano seduti un centinaio di tifosi, alcuni sono scesi al taglio della torta chiamati dal presidente Ciavarrella. Proprio lui, occhiale da sole, camicia bianca, torta in mano, in mezzo alla “sua” gente ci confida: «Questo è il Varese. Il Varese che ho sempre sognato e che stiamo tentando di realizzare giorno dopo giorno. Questi siamo noi: non ci nascondiamo e non lo faremo mai. Stiamo in mezzo alla gente e lì vogliamo rimanere, perché quello è il nostro posto. Tutti uniti per il bene della maglia». Poi, mentre guarda sul campo i giocatori rinfrescarsi per il caldo e l’afa infernali, e prendere le direttive del mister, esclama: «Con questa squadra, questi ragazzi, non siamo pronti per giocare, siamo pronti per vincere».
Già, i giocatori. In campo hanno dato tutto anche se si trattava di una partitella estiva tra compagni di squadra. Dagli spalti li si sentiva gridare come pazzi, infuriarsi per un passaggio sbagliato o una giocata poco riuscita: c’era una carica nell’aria e una grinta sul terreno di gioco pazzeschi. C’era il marchio di fabbrica di Melosi.

Il match è durato poco meno di ’90 minuti, e tra i due tempi le formazioni si sono scambiate uomini e moduli. Il primo gol è stato segnato da Cavalcante in combinazione con Leonardo Albanesi, italo brasiliano dal piede raffinato; il secondo è stato di Ferrara, un classe ‘97 della Reggiana, che da fuori area ha tirato un siluro incredibile dritto all’incrocio dei pali; il terzo, invece, l’ha messo a segno in velocità Lercara. Proprio Lercara, che in campo ha fatto vedere delle grandi giocate, sembra essere destinato ad aver un ruolo centrale in questo Varese: «ha i numeri per diventare un gran giocatore e in futuro potrebbe calcare palcoscenici importanti, ci scommetto», spiega Giorgio Scapini.
Dalla sua, Giuliano Melosi è apparso visibilmente soddisfatto: «Ho spiegato a tutti che questo è il Varese e non si scherza, bisogna dare tutto. Anche perché gli obiettivi sono chiari, e per raggiungerli dovremmo passare da campi in cui non si gioca a calcio, campi dove si fa la lotta. Invece, quando saremo al Franco Ossola, dovrà essere la nostra fortezza e dovremmo imporre il nostro gioco, sempre».