Edoardo Bulgheroni sullo sport varesino

«Assistiamo a uno strazio che il Varese non merita: ripartiamo da zero, torniamo una bella eccezione. Pozzecco poteva dare di più, ma non mi convince la scelta di Zagabria. A Giubiano ambiente unico»

La legge è sempre stata creata solo perché si potessero fare delle eccezioni; «l’eccezione è la cosa principale», scrisse Goethe. Stavolta partiamo dalla fine. Si chiude più o meno così l’intervista ad Edoardo Bulgheroni, presidente della Stella, una chiacchierata sullo sport varesino, dalla sua pallacanestro al rugby, per finire alla Varese del calcio che piange e vuole tornare ad essere sé stessa. Il che significa essere appunto un’eccezione.


Il mondo del calcio professionistico è un mondo che non condivido nella maggior parte delle sue espressioni. Proprio per questo, mi ritrovo quasi totalmente nell’editoriale uscito qualche settimana fa sul vostro giornale, firmato da Luca Ielmini. Vorrei che Varese fosse un’eccezione, un’isola felice come ai tempi della scalata con Sogliano e Sannino.


Sì, assolutamente. Mi sento di sposare la linea del ripartire dalle ceneri, così potremmo evitarci lo strazio a cui siamo costretti ad assistere tutti i giorni. Quello che vediamo a Varese è lo specchio del calcio italiano attuale. Quindi, per favore, torniamo ad essere un’eccezione.


Persone così non si trovano dietro l’angolo. Sono sicuro però che in giro ci sia un nuovo Sannino: non so chi e non so dove. Voglio augurarmi che in futuro Varese possa tornare ad avere una figura così carismatica. Avevamo provato a paragonarlo a Pozzecco, ma non è stata la stessa cosa.

No, e c’è rammarico, perché al Poz voglio un mare di bene: è un amico. Mi sembra che se ne sia andato via quasi uscendo dal retro, dalla porta di servizio, senza che Varese se ne accorgesse o che qualcuno si chiedesse: dov’è il Poz? Sono certo che, non so come, avrebbe potuto dare molto di più. Sulla sua scelta di andare a fare il vice, commento con un grande “mah”. Vederlo insieme a Mrsic mi fa piacere: resto dubbioso, ma mi auguro con tutto il cuore che possa trovare fortuna.


È un mio coscritto, ma a parte quello di lui ho ottimi ricordi, sia da giocatore che da allenatore, e anche come persona. Sono convinto che, se verrà messo nelle condizioni giuste, sarà in grado di costruire qualcosa di davvero buono. Voglio dire, non sarà un allenatore da una sola stagione.


Con Bruno abbiamo lavorato assieme, è un grandissimo professionista la cui conoscenza del basket non si può discutere. Credo che le due persone scelte siano quelle più appropriate, le migliori che si potessero trovare.


Dal mio punto di vista, innanzitutto credo che non essendoci una proprietà riconosciuta, e dovendo fare i conti con le risorse di momento in momento, i tempi per la Pallacanestro Varese non siano dettati tanto dalla volontà del presidente, quanto dalle evidenti costrizioni di tipo economico. Sono convinto che, se avessero potuto, avrebbero deciso in tempi diversi.


Sinceramente, sono più contento che sia stato preso Moretti. Caja è un navigato, per lui parlano i risultati: buonissimi quando c’è stato da lavorare e salvare situazioni critiche, un po’ meno in condizioni “stabili”. Poi, per quanto visto qui a Varese, ci stava la riconferma. Ma ripeto, la scelta di Moretti mi fa più felice.


La mia famiglia supporta il Rugby Varese da sempre, per amicizia con la famiglia Malerba, ma soprattutto per l’amore verso lo spirito di questo sport. Anche loro in passato hanno avuto vicissitudini, ma il Rugby Varese continua ad essere un’espressione di riferimento per quanto riguarda i puri valori sportivi. Abbiamo provato a plasmare il basket seguendo quel canovaccio, cercando di puntare sui veri valori dello sport e sul dilettantismo, preso nel senso buono del termine.


Più che straordinaria, direi che la gente di Giubiano è unica. Non vive di tifo esasperato, ma si approccia allo sport nella maniera più vera ed intensa. Quando si vince è sempre facile avere proseliti, ma il rugby negli anni ha dimostrato di non avere bisogno di spinte, un po’ come ha fatto il Varese nella scalata dall’Eccellenza. Si è autopromosso attirando il seguito della gente