Elezioni Lombardia, caos centrosinistra: è tutti contro tutti. E intanto Fontana ride

Moratti tende una mano ai democratici, ma il Pd chiude definitivamente ad un sostegno all'ex vicepresidente della regione e guarda al M5S, che replica: "Se i nomi sono Moratti o Cottarelli andremo da soli". Lo spezzatino è servito: la litigiosità del centrosinistra lombardo spiana la strada ad un Fontana bis.

MILANO – Letizia Moratti ha aperto le danze nel centrosinistra, di fatto dando il via alla campagna elettorale per la Regione Lombardia (si dovrebbe probabilmente a marzo): l’ex sindaco di Milano per il centrodestra, dopo le dimissioni dalla giunta Fontana, ha deciso di dettare i tempi agli altri partiti dell’area, imponendo di fatto al Partito Democratico di prendere una decisione a breve sull’identikit del futuro candidato alla guida del Pirellone.

L’ufficio stampa dell’ex vice governatrice della Lombardia è in fibrillazione e nelle ultime ore i quotidiani e le agenzie riportano una serie di dichiarazioni della “lady di ferro” milanese che tradiscono un certo nervosismo: verosimilmente Letizia Moratti si aspettava un’accoglienza più “calda” da parte del centrosinistra lombardo, nel quale però convivono (a fatica) almeno due anime che hanno una visione letteralmente antitetica sulla figura da proporre per cercare di strappare la regione al centrodestra.

Non è un mistero che l’area “riformista” lombarda (guidata dal primo cittadino di Milano Beppe Sala e sostenuta da un nutrito gruppo di sindaci, tra cui Davide Galimberti) guardi con benevolenza alla candidatura dell’ex assessore al welfare, ma la fuga in avanti di Lady Letizia e del Terzo Polo, che si è affrettato ad intestarsi la paternità politica dell’operazione, ha fatto saltare il banco e scatenato l’inferno nel centrosinistra.

L‘anima più progressista e identitaria del Pd, rappresentata da Pierfrancesco Majorino e sostenuta dal segretario regionale, Vinicio Peluffo, non è disposta a candidare una donna storicamente di centrodestra pur di vincere: “Sarebbe un’operazione tatticamente intelligente, ma politicamente si tradurrebbe in un suicidio“, sibila un esponente dem.

Gli fa eco Franco Mirabelli, vicecapogruppo del Pd al Senato: “Il Pd lombardo ha fatto ieri l’Assemblea regionale e ci siamo detti che la proposta di sostenere Letizia Moratti non sta né in cielo né in terra. Letizia Moratti è una donna di centrodestra, lo è stata da sindaco di Milano, lo è stata da vicepresidente della Lombardia, lo è stata ancora prima da presidente della Rai, lo è stata nella recente campagna elettorale, dove non ha certo sostenuto altre forze politiche. È impossibile, quindi, per noi sostenere Letizia Moratti“.  

“Ci saranno due candidati di centrodestra uno contro l’altro, il presidente e la vicepresidente di questa Giunta e pensare che questo possa essere per noi un problema è sbagliato. Per il centrosinistra questa situazione è un’opportunità. Sarà un problema di Calenda e Renzi che dovranno spiegare come mai rompono il fronte dell’opposizione in Lombardia”.

A complicare il quadro politico nell’area di centrosinistra si aggiunge Dario Violi, coordinatore lombardo del Movimento 5 Stelle, che stimolato dal Pd a partecipare alle primarie di coalizione, chiude in modo piuttosto netto: “L’urgenza di fare primarie è qualcosa che non ci appartiene, perché testimonia solo che ci sarà ancora la lotta fra le correnti del Pd. Ma oggi non esiste una coalizione, perché non esiste una visione comune“. 

Violi è tranchant: “Il Pd ha rincorso Moratti e Terzo Polo fino ad oggi e qualcuno spera di rincorrerli ancora domani. Noi non solo avremo un nostro candidato, ma prima di tutto avremo un nostro progetto il cui tema trainante sarà un cambio di gestione per la Lombardia. Quanto a Cottarelli, è roba di Calenda, andasse con Calenda e la Moratti”. Lo spezzatino è servito.