Emozioni e lacrime per il Varese Festa degli auguri con una promessa

VARESE Il primo pacco sotto l’albero biancorosso è firmato dall’arbitro Castrignanò e dal Grosseto: un salasso di ventimila euro. Tanto costa ogni partita casalinga al club di via Sempione, e tanto costeranno anche gli otto minuti abortiti frettolosamente sabato pomeriggio. Oggi la Lega ufficializzerà la data del 19 gennaio: si giocherà (?) alle 14.30 e il Varese probabilmente praticherà l’ingresso gratuito, senza richiedere il biglietto originale a chi si presenterà a Masnago.

L’imprevisto non turba più di tanto patron Antonio Rosati, che a margine del brindisi di Natale di ieri al Socrate ha ribadito il suo verbo: «Vero che il 3-0 è praticamente impossibile da dilapidare in così poco tempo, ma per me in classifica non abbiamo già 32 punti: sono sempre 29 e dobbiamo girare almeno a 35. Questo è il regalo che voglio dalla squadra».

Sì, ma anche la tifoseria attende un regalo… «Il mercato di gennaio sarà lungo: non succederà nulla nella prima metà mese, succederà molto nella seconda metà e probabilmente tutto negli ultimissimi giorni, quando magari chi non ha spazio, e vuole giocare, sarà disposto a fare piccoli sacrifici pur di andare altrove». E il

Varese sacrifici è disposto a farne? «Abbiamo sempre detto che se la classifica fosse stata buona, com’è attualmente, avremmo fatto qualcosa. E lo faremo». I rapporti con la Samp come sono? «Direi buoni, mi spiace che non stiano andando tanto bene in A… Ah, si riferiva a Juan Antonio? È tutto molto prematuro».

In fine d’anno, il presidente sottolinea: «Adesso sono tutti contenti, ma siamo stati bravi a non perdere la testa quando non vincevamo più ed era facile fare scelte drastiche, magari sul conto dell’allenatore. Per me Castori non è mai stato in discussione: la vita è fatta di alti e bassi e la calma è la virtù dei forti. Infatti siamo rimasti calmi e… siamo tornati forti».

“Orgoglioso che mio figlio indossi il biancorosso”
La giornata degli auguri è cominciata con l’invasione del Politeama da parte dei ragazzi del settore giovanile e delle loro famiglie, con la regia di Marco Caccianiga. «Ogni anno è un momento sempre più bello – dice il responsabile del vivaio Giorgio Scapini – c’è tanta gente e si crea un clima da vera grande famiglia. Ai nostri giovani auguro di conservare questa mentalità, fatta di impegno e divertimento, anche se non diventeranno calciatori. Vorremmo lasciargli un bel ricordo, il futuro è loro».

In platea pure Lele Ambrosetti, fresco di patentino al corso per direttori sportivi (votazione ottima, 106/110): «Sono qui come semplice papà, mio figlio Jacopo gioca coi ragazzini del 2000. Felice che anche lui vesta il biancorosso, la mia maglia del cuore. Al Varese chiedo di continuare a crescere così, alla gente dico di andare sempre più numerosa allo stadio, perché questa squadra lo merita. Se si fanno tutti insieme, i sogni riescono meglio».

Applausi per gli idoli della B, ovazione per mister Castori, standing ovation per Neto Pereira: è stata la prima squadra a distribuire pandori e panettoni ai gruppi del vivaio chiamati sul palco, compresi quelli delle società gemellate (Vedanese, Fagnano, Vergherese). Tarmo Kink si è confermato il più timido: appostato in fondo alla fila, è riuscito a consegnare pochissimi dolci ai piccoli. Montemurro ha ricordato «le grandi soddisfazioni e l’orgoglio che ci dà il settore giovanile», Rosati ha parlato di «modello Varese che stiamo cercando di sviluppare». I monelli sotto i riflettori sono stati… loro stessi: teneri e goffi, con lo stupore da luna park dipinto negli occhi sgranati. Qualcuno s’è messo persino a ballare sul proscenio. Alla fine, autografi e foto ricordo a go-go.


“Jacopo, tre anni, ha bisogno del Varese”
È stata l’occasione per varare un’iniziativa di solidarietà, nello spirito del Natale. Il Caccia ha presentato la nuova mascotte della scuola calcio, il piccolo Jacopo Turano, tre anni, idealmente adottato dalla famiglia biancorossa. «Jacopo è nato il 26 dicembre 2009 al Ponte – spiega papà Demis, intervenuto con mamma Alessandra e il primogenito Michael di 5 anni – per complicazioni legate al parto, che hanno causato l’interruzione del flusso di ossigeno al cervello, soffre di tetraparesi spastica distonica. Noi stiamo facendo di tutto per offrirgli le stesse esperienze dei suoi coetanei: attraverso percorsi specifici di ippoterapia, musicoterapia, idroterapia, logopedia, fisioterapia e altro ancora, imparerà anche lui a conoscere la realtà toccandola con mano. È un bambino intelligente, ha potenzialità da sviluppare e può arrivare all’autonomia». Il problema è che queste attività costano: «Facciamo tutto privatamente, spesso all’estero, perché l’offerta della sanità pubblica italiana non basta. Servirebbe un mese di cure negli Usa, dove ci sono centri all’avanguardia: ma è un viaggio da dodicimila euro».

Per questo obiettivo la famiglia Turano ha creato un’associazione (info sul sito www.aiutiamoturanojacopo.org) e il Varese chiede ai ragazzi del vivaio e ai tifosi tutti un gesto semplice e importante: aiutare Jacopo in questo viaggio della speranza. L’abbraccio di tutti, ieri al Politeama, è una promessa da mantenere.

Stefano Affolti

a.confalonieri

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