Enzo Iacchetti dietro la cinepresa «E sul palco divento drag queen»

LUINO Enzo Iacchetti, primo film da regista. E intanto presta la voce al cartoon Pixar Disney in uscita a settembre e, aspettando di tornare a “Striscia la notizia”, fa “Il vizietto” a teatro.Tanti gli impegni per l’attore luinese che, nei giorni scorsi, dal palco del concerto per l’Emilia ha lanciato un appello affinché Marco Alemanno sia coinvolto nella realizzazione della fondazione dedicata a Lucio Dalla. Dunque Enzo Iacchetti diventa anche regista?Ho in ballo il primo film da regista, tratto dal romanzo di Gian Antonio Stella “La bambina, il pugile, il canguro”. Un film drammatico sulla sindrome di down. La penna eccezionale del giornalista del Corriere della Sera mi ha dato i diritti. Ha visto il mio corto “Pazza di te” e gli è piaciuto. Come sarà questo film?Sarà un lungometraggio a basso costo e il titolo provvisorio è “Un pugno di tenerezza”. Vediamo cosa succede. Sono molto legato ai disabili, che trovo spesso molto più intelligenti di noi: mi danno molte emozioni. Sono in contato con una produttrice romana che ha letto il copione e le è piaciuto molto. Spero che troveremo l’accordo: è una bella tosta, come me. Sarà un bel film da festival con significati sociali pesati, belli, umani. Com’è stato, invece, dare la voce a Lord Macintosh del cartoon “Ribelle-The Brave” che uscirà in Italia il 5 settembre?È stato molto divertente. Io, Shel Shapiro e Giobbe Covatta siamo tre figli maschi di capi tribù scozzesi che competono per sposare la principessa. Tre deficienti, e alla fine la principessa sceglie di non sposare nessuno dei tre. In America sta facendo sfracelli di incassi: si tratta di un cartoon in cui non ci sono i soliti animaletti tipo Bamby e Topolino ma ci sono guerrieri che combattono. È una storia molto, molto carina: prevedibilmente un successo.Com’è il suo personaggio?Le nostre tre parti sono molto simili a noi. Il mio personaggio ha il mio nasone grosso ed è magro, mentre quello di Giobbe ha la barba ed è cicciotto, e Shapiro… parla ancora così, con quell’accento americano, dopo tutte

le dieci di anni che vive qui. Si può dire che “Ribelle-The Brave” sia il primo cartone animato vicino al femminismo, un film di protesta, e dove c’è qualcuno che protesta io sono contento.Un po’ come fa nei messaggi su facebook? Come in quello in cui parla di Marco Alemanno?Quella di Marco è una situazione ignobile e sciacallesca. Il ragazzo che è stato compagno di Lucio per tanti anni è l’unico che può gestire una fondazione intestata a lui, ma i parenti non lo fanno neanche entrare in casa. Persone che forse Lucio non l’hanno neanche mai visto. Lucio me l’ha detto più volte: «Non ho una famiglia». E non ha fatto testamento perché gli sembrava, di essere immortale, non pensava di morire. Qual è l’obiettivo da questo punto di vista?Voglio provocare la discussione: non fate una fondazione senza Marco, non pretende i soldi, lasciategli il materiale artistico solo lui sa come farlo funzionare al meglio. È una splendida persona, uomo coraggioso, un giovane talento come quelli che ha scoperto Lucio: Carboni, Bersani e Antonacci. È uno sfogo: vedo sto ragazzo da solo e mi prende una cosa… santo cielo tenetevi i soldi, ma lasciate stare l’arte. E poi presto la vedremo in teatro con “Il vizietto”, sarà la drag queen? È una nuova prova di provocazione. Con la canzone “Non sono Lady Gaga” è stato uno scherzo e un gioco per festeggiare il disco d’oro e la diga finita in Africa. Tornerò a Striscia a gennaio e quando Massimo Piparo, grande regista di musical, mi ha proposto questo titolo come facevo a rinunciare? Mi ha chiesto: “Quale parte vuoi fare?”. E quale è stata la sua risposta a questa domanda?Gli ho detto: «La più difficile», e così sarò la donna, quella interpretata da Michel Serrault, mentre per la parte che fece Togazzi c’è Marco Columbro. Sto già facendo le prove sui tacchi: ma come fate voi donne? Sono già pieno di crampi. Abbiamo due mesi di prove e poi debutteremo a Milano: staremo al Manzoni per un mese.Elena Botter

s.bartolini

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