È deceduto nelle ultime ore l’uomo di 52 anni che tre settimane fa rimase ustionato in maniera gravissima al Tiro a Segno di Olgiate Olona a causa di un terribile incendio.
L’uomo, un dirigente della Telecom, non ce l’ha fatta a sopravvivere alle gravissime ustioni, presenti su quasi tutto il corpo, che si era procurato in quello che doveva essere un pomeriggio di svago e di relax alimentando una delle sue grandi passioni.
Da tre settimane stava lottando per la vita nel reparto dei Grandi Ustionati del Niguarda di Milano ma le possibilità che potesse farcela erano ridotte ai minimi termini fin dal primo istante. Ieri si è diffusa la notizia che nessuno avrebbe mai voluto ricevere. Lo scorso 7 settembre Pellegrino si trovava nella postazione di sparo quando a un certo punto una scintilla cadde dalla sua carabina innescando il rogo una volta a contatto con il pavimento sul quale era depositata polvere da sparo. Le fiamme divamparono e gli atleti impegnati al tiro a segno furono costretti ad abbandonare la postazione, anche
su precisa indicazione del direttore. La tragedia poteva essere evitata se Pellegrino, ormai già fuori dalla struttura, non fosse rientrato per tentare di recuperare il fucile che aveva abbandonato nell’impianto sportivo. A quel punto fu investito da una fiammata che non gli diede scampo avvolgendolo e trasformandolo in una torcia umana. I colleghi di tiro furono i primi a soccorrerlo ma la situazione era degenerata anche perché la porta antipanico, che si apre solo dall’esterno, lo aveva intrappolato tra le fiamme. Una volta fuori i soccorritori lo avevano aiutato e trasportato in ospedale prima a Busto e poi al Niguarda.
Ieri la notizia del suo decesso si è diffusa molto lentamente tra i vicini di casa per via della vita molto riservata che l’uomo, insieme alla sua famiglia, conduce in città. «Noi – racconta un vicino – avevamo saputo dell’incidente ma non sapevamo che era morto. Facciamo le condoglianze alla famiglia. Con il vicinato c’era un rapporto normale, ci si salutava, buongiorno e buona sera e non molto di più».
Una famiglia di imprenditori
Una persona schiva che viveva in via Goffredo Mameli a due passi dall’autostrada. Era entrato a far parte di una famiglia di storici imprenditori specializzati nel settore delle confezioni. I familiari si sono stretti nel dolore preferendo evitare di rilasciare dichiarazioni pubbliche per ricordare Pellegrino. «Non abbiamo nulla da dire – fanno sapere al citofono della loro abitazione gallaratese – ci dovete scusare, ma in questo momento preferiamo non dichiarare nulla». Intanto proseguono le indagini da parte della Magistratura per chiarire con esattezza la dinamica dell’incidente in modo da stabilire le responsabilità dell’accaduto.
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