Estate, calore e danza fotochimica

Secondo ANSA nel 2019 sono stati 16.800 i decessi nell’Unione Europea a causa dell'esposizione acuta all'ozono.

In questi giorni abbiamo ripetutamente sentito parlare di emergenza siccità e di caldo torrido, “nuova ondata di caldo le città a rischio” o “la nuova ondata di caldo fa scattare il rischio siccità” o “niente pioggia fino a settembre” o ancora “luglio ondata di caldo eccezionale”: questi i titoli e gli argomenti trattati.

Se si stanno passando le vacanze in una zona balneare, sicuramente la percezione del caldo può essere mitigata grazie a lunghe nuotate dando sollievo al nostro corpo, ci ricorda quanto sia piacevole il calore sulla pelle e in estate possiamo concederci piacevoli escursioni all’aria aperta con tutta la famiglia, ma cosa succede nell’aria, nel gas in sui siamo immersi costantemente e che non possiamo scegliere? Cosa succede all’aria delle città?

Purtroppo durante il periodo estivo i riscontri sulla qualità dell’aria evidenziano la problematica che si ripete ogni anno, le centraline delle città evidenziano dati inquietanti, stilando report che sono dei bollettini di guerra. In estate quello che non vediamo, ma che continua ad avvenire nell’atmosfera è la danza fotochimica tra agenti inquinanti che reagiscono con le radiazioni solari dando vita a nuove sostanze di origine secondaria.

Argomento di forte interesse e ampiamente monitorato dalle ARPA delle regioni che costituiscono la Pianura Padana, di seguito in qualche minuti avrei piacere di condividere con voi le motivazioni di questi monitoraggi e vorrei prendere in esame alcuni dati ufficiali.

Il problema principale è che nelle città, a causa prevalentemente del traffico veicolare, abbiamo maggiori emissioni di biossido di azoto e “meno” ozono in quanto a seguito dell’affascinate danza fotochimica (che ovviamente incrementa nel periodo estivo) il biossido tende a reagire con l’ozono diminuendo le concentrazioni di quest’ultimo; nelle periferie e nelle campagne Padane invece troviamo meno biossido di azoto e di conseguenza tende ad aumentare l’ozono. La sua variabilità e presenza è anche fortemente influenzata di venti e dai ristagni dovuti all’isola di calore che fa accumulare gli inquinanti amplificando di conseguenza la formazione di ozono.

L’ozono però è un inquinante di origine chimica costituito da tre atomi di ossigeno che non viene emesso direttamente da fonti specifiche, ma si genera attraverso reazioni fotochimiche e reazioni ossidative.

Le fonti principali che attivano tale danza sono i composti organici volatili (VOC), il black carbon, il monossido di carbonio, il metano.

In pianura padana ci sono centinaia di allevamenti di capi di bovini e l’aspetto curioso è che durante la fase digestiva le mucche sono la sorgente principale di metano, motivo per cui gli allevamenti vengono monitorati in quanto le concentrazioni possono raggiungere livelli ragguardevoli di gas metano. Ragione per cui ARPA nei vari siti quando monitora i VOC misurati per peso (tonnellate per chilometro quadrato!), esclude il metano, che pur essendo parte della famiglia dei VOC viene monitorato a parte. https://www.arpalombardia.it/Pages/Aria/Qualita-aria.aspx?mappa=em#/topPagina

Ma sorge un altro problema fondamentale, l’ozono così come l’anidride carbonica è responsabile del riscaldamento globale del nostro pianeta e si genera prevalentemente in estate, motivo per cui ARPA Lombardia emette il bollettino HUMIDEX – Disagio da Calore – quotidianamente dal 1 giugno al 15 settembre.

A metà giugno 2022 Varese era stata menzionata tra le cinque città che hanno superato per diversi giorni la soglia limite dei 180 µg/m3, assieme alle città di Bergamo (che addirittura ha raggiunto il tetto massimo di 249 µg/m3), Como, Pavia e Monza e Brianza. Anche l’estate 2011 è stata torrida e il 28 giugno 2011 Como ha raggiunto la soglia di 300 µg/m3.

Secondo ANSA nel 2019 sono 16.800 i decessi nell’Unione Europea a causa dell’esposizione acuta all’ozono.

In Italia secondo l’Agenzia europea dell’ambiente AEA nel periodo 2020 ha stimato circa 3.000 morti dovute all’ozono.

Nelle regioni del nord Italia sono circa 880 i decessi attribuibili all’esposizione all’ozono nel solo periodo ricompreso tra aprile e settembre del 2005.

Potremmo elencare altri report anno per anno, altri bollettini di morte, lo stesso ISPRA  evidenzia come le città più inquinate sono in Pianura Padana non solo, come ricordato settimana scorsa secondo il progetto Aphekom, co-finanziato dalla Commissione Europea, l’inquinamento atmosferico provoca in Europa una riduzione dell’aspettativa di vita pari a circa 8,6 mesi a persona, dato ribadito anche con il progetto CAFE (Clean Air For Europa) che ha inoltre evidenziato che tale tempistica si dilata notevolmente per alcuni Stati come ad esempio per il popolo Belga e Olandese, e poi aggiunge un focus sulla Pianura Padana dove dell’aspettativa di vita si riduce a causa dell’inquinamento addirittura di 2-3 ANNI.

Estratto mal’aria 2020: Concentrazione di ozono in Europa nel 2017 (fonte EEA)

L’inversione termica sicuramente è causa principale di ristagno degli inquinanti in Pianura Padana. Tale fenomeno è dettato da un’assenza di vento, nonché dal fatto che i raggi solari (soprattutto durante le stagioni invernali per via della loro inclinazione e del minor numero di ore di irraggiamento) scaldano meno il suolo e le temperature raggiunte meno elevate causano un raffreddamento repentino. Tali temperature risultano quindi inferiori a quelle degli strati superiori.

Questo dà forma ad una sorta di coperchio termico che intrappola negli strati bassi l’aria più fredda e inquinata e provoca quella nebbia e grigia caratterizzante la zona. Una “soluzione” drastica, irrealizzabile e da leggere in chiave simpatica, venne esposta il 20 gennaio del 1978 alla trasmissione televisiva diretta da Enzo Tortora “Portobello”. Il progetto prevedeva la creazione di una “finestra in val padana” mediante lo spianamento fino a livello del mare del passo del Turchino che avrebbe permesso la circolazione dell’aria tra questa e l’esistente “porta aperta”  sull’Adriatico nelle regioni veneto emiliane. Furono tanti i commenti e le proteste e ci fu persino chi per ribattere al folle progetto ironizzò che la nebbia della pianura padana poteva essere eliminata portando all’ ebollizione i laghi del nord!

Continuate a seguire questa rubrica, per meglio comprendere, essere consapevoli e per avere maggiore attenzione verso l’ambiente e migliorare il proprio benessere.

Appuntamento alla prossima settimana.