Etica professionale: Usiamola per il lettore

Un profondo disagio sembra serpeggiare fra i nostri giovani, lo testimoniano fatti che rimarranno senza risposte. Ma le domande da porsi sono moltissime. Cosa manca o, forse, cosa c’è di troppo nelle esistenze dei nostri ragazzi? Forse che il troppo, nel senso materiale del termine, vuole essere una maniera di colmare un vuoto, meglio un’assenza, a livello affettivo? E se fosse un eccesso di realtà virtuale, questa scissione dalla realtà che si vive in diretta e che si vorrebbe trasformare in ciò che ci propinano su internet?

Tormentosi dilemmi che noi genitori cerchiamo di porci, una sorta di affettuosa condivisione con le famiglie coinvolte in questi drammi ma che potrebbero un giorno toccarci in prima persona. Ma in tutto questo vi è un’altra, doverosa domanda da farsi e che riguarda la categoria cui appartengo: che ruolo abbiamo noi in tutto questo? Credo molto importante, e per questa ragione vale la pena di soppesare la cosa. Siamo sicuri di non porre un accento esagerato su taluni fatti solo per uscire con un titolo a sensazione quando forse basterebbe una dignitosa informazione, consona alla nostra etica, e qui il termine mi spaventa perché troppo pronunciato e troppo poco applicato. Avendo lavorato per anni per la stampa estera mi vedo obbligata ad affermare che il più delle volte basta la mera, asciutta informazione, per il rispetto e la deontologia professionale che ci compete. Chissà perchè noi italiani da sempre abbiamo questa manìa di sciorinare i panni sporchi al mondo, mentre in altri Paesi, vedi la Francia con il caso Hollande – eccetto i media a sensazione – ci si limita a divulgare la notizia senza ridursi a farne un feuilleton infinito.

Non me ne vogliano i colleghi, ma ammetto che questa sorta di enfasi mediatica sembra aver poco a che vedere con il giornalismo pronato da Montanelli. Vi sarebbero tante notizie, tanti approfondimenti con cui riempire le pagine senza doversi ridurre al sensazionale. Noi facciamo parte di quel conclamato quinto potere, usiamolo per aiutare la società in cui viviamo cercando ogni tanto di fornire messaggi positivi, riflessioni che aiutino a meglio focalizzare i problemi, tornando ad essere un fidato compagno del lettore. La nostra professione è un dono, dobbiamo vegliare a non dover chiedere perdono, termine, quest’ultimo, troppo simile al condono.

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