Londra, 25 feb. (Ap) – Il suicidio assistito nel Regno Unito
resta un reato grave punibile con un massimo di 14 anni di
reclusione ma il “sospetto” che abbia aiutato un parente o una
persona cara consenziente a togliersi la vita, in certi casi può
non essere perseguibile; per esempio se si prova che è stato
mosso da compassione, o se la “vittima” ha lasciato indicazioni
chiare di voler farla finita. Sono queste le linee guida, per
certi versi rivoluzionarie, presentate oggi in Gran Bretagna da
Keir Starmer, Direttore della Procura della Corona (Cps).
Starmar ha sottolineato che la nuova policy “non cambia la legge
sul suicidio assistito” e “non apre la porta all’eutanasia”. Ma
le linee guida lasciano al giudice chiamato a decidere nei
singoli casi ampia discrezione.
Starmer ha presentato le sue conclusioni dopo aver vagliato attentamente la posizione di 5.000 britannici di tutti gli orientamenti, da lui interpellati sulla delicata questione. “Il suicidio assistito significa aiutare una persona a togliersi la vita. Chi però toglie la vita ad un altro commette un atto molto diverso e rischia di essere accusato di omicidio o di strage. Questa distinzione è importante e deve essere
compresa da tutti”, ha detto Starmer che è stato chiamato ad intervenire su richiesta della Corte Suprema perché precisasse il quadro legale dei casi in cui chi collabora ad una eutanasia può essere perseguito dalla giustizia. La magistratura, punto molto importante sottolineato da Starmer, si riserva di decidere nel merito di ogni singolo caso se sottoporre il “sospetto” ad un processo.
Pertanto, chiarisce il numero uno del Cps, non è possibile concedere alcuna garanzia di impunità. “Qualcuno dirà che sto cambiando la legge ma ha torto. Incoraggiare o commettere un suicidio assistito è un reato penale in cui si rischiano fino ad un massimo di 14 anni di reclusione”, ha ribadito Starmer sottolineando che resta illegale e che la magistratura “ha completa discrezione” di procedere in tutti i casi che ritiene appropriati, “il più ovvio quello in cui i più vulnerabili siano stati posti sotto pressione o spinti al suicidio”.
Aqu-Ihr
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