Tangenti ex Maino: e condannati anche in appello ma con lo sconto. I giudici milanesi, in secondo grado, sono tornati al capo di imputazione originario condannando i due imputati a tre anni di carcere e all’interdizione perpetua dai pubblici uffici. In primo grado, il collegio giudicante di Busto Arsizio presieduto da aveva riqualificato il capo di imputazione a carico di entrambi da concussione a estorsione, pronunciando una sentenza di condanna a cinque anni sia per Caianiello (ex presidente di Amsc ed ex coordinatore provinciale del Pdl) sia per l’architetto Miano, considerato il suo uomo di fiducia.
Grande accusatore in seno alla vicenda fu l’imprenditore gallaratese il quale nel 2005 denunciò alla procura della Repubblica di essere stato costretto a versare una mazzetta pari a 250 mila euro (tangente pagata in due tranche rispettivamente di 100 mila e 150 mila euro) a Caianiello, con il concorso di Miano che avrebbe materialmente presentato la richiesta di denaro e poi ritirato i soldi, per ottenere i permessi necessari alla realizzazione del supermercato Esselunga sull’area dell’ex conceria Maino.
Risarcimento per Paggiaro
Paggiaro si sarebbe deciso a denunciare tutto a fronte della richiesta di pagamento di una terza mazzetta da 200 mila euro per poter dar corso al progetto. La sentenza d’appello di ieri «dimostra la totale credibilità del mio assistito – commenta , avvocato di Paggiaro – Hanno cercato di farlo passare per un evasore totale, bugiardo che avrebbe agito per vendicarsi della moglie e delle figlie che lo avevano estromesso dalle attività di famiglia». L’avvocato ha tra l’altro prodotto le dichiarazione dei redditi di Paggiaro degli ultimi dieci anni, dimostrando che l’imprenditore «era in possesso del 50% della quasi totalità delle aziende di famiglia al momento dei fatti».
A Paggiaro i giudici della corte d’appello hanno confermato anche il risarcimento pari a 125 mila euro già stabilito in primo grado. , legale di Caianiello, ha annunciato il ricorso in Cassazione «non appena saranno disponibili le motivazioni della sentenza». Caianiello commenta semplicemente: «Ho fiducia nella magistratura nonostante tutto. Ho fiducia nella magistratura da otto anni, anche se continuo a non capire. Guardo a questa sentenza d’appello come a un bicchiere mezzo pieno, quanto meno è stato stabilito che non sono un estorsore. Sono certo che potrò dimostrare anche di essere completamente innocente ed estraneo alla vicenda».
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