Dopo Maynor, ecco pure Eyenga: anzi, riecco. Perché sarà un caso (e non lo è), ma questa squadra assomiglia terribilmente a quella che sotto la mano di Caja chiuse la stagione 2014/2015. E furono proprio Maynor ed Eyenga, insieme al coach pavese, gli uomini arrivati in corsa per prendere una squadra sull’orlo del baratro per portarla a sfiorare i playoff. Il fatto che quel mosaico bello da vedere si sia ricomposto fa piacere a tanti, e soprattutto fa piacere proprio ad Attilio Caja. Che, in vacanza in Sardegna e con il telefono in mano aspettando la chiamata giusta, ci coinvolge con il suo ottimismo.
«Sono davvero molto contento – dice Caja – e soprattutto sono contento per i due giocatori, che tornano in un posto dove sono stati bene e dove è bello fare pallacanestro. In quella stagione avevamo iniziato un percorso, che per motivi diverse e scelte altrui non è stato portato avanti: sono felice che, almeno loro due insieme a Kangur, lo possano fare».
Davvero interessante: Maynor ed Eyenga sono una garanzia e sotto c’è Anosike, che come caratteristiche è piuttosto simile al nostro Jefferson. Poi c’è Kangur che purtroppo con me non ha mai potuto giocare al meglio, ma che ha avuto un ruolo fondamentale dentro lo spogliatoio. Sono contentissimo per Varese, perché questi ragazzi mi hanno dato tanto dal punto di vista umano. Faranno un gran bel gruppo, vedrete.
Ovviamente, di Claudio Coldebella: che ha dimostrato una volta di più di essere un grandissimo dirigente. Uno di quelli davvero bravi. Non avevo dubbi su di lui, mai avuto dubbi.
Io lo conosco, lo conosco bene: l’ho avuto come giocatore a Milano, voluto proprio da me quando lui stava giocando in Grecia. Poi, sempre a Milano, l’ho scelto come assistente. Lui ha toccato ogni aspetto della pallacanestro e la conosce, la conosce bene. E soprattutto la pallacanestro conosce lui: gli agenti e i giocatori si fidano, e firmano più volentieri perché Coldebella è una garanzia. E il modo con cui si è mosso, da tutti i punti di vista, sta lì a dimostrare tutta la sua bravura. Varese ha fatto un colpaccio, nel prenderlo.
Fosse vero, non mi sorprenderebbe affatto. Toto è un fuoriclasse che ha il potere di migliorare tutto quello che tocca: l’ha fatto con la sua azienda, l’ha fatto con il basket, l’ha fatto con il golf. Lui è un vincente, perché è un vincente nella vita: come Alberto Castelli, come Monica Salvestrin. Il Toto è uno che in società rappresenta un valore aggiunto: mi spiace, davvero tanto, di non avere avuto l’opportunità di lavorare con lui. Sarebbe stato un piacere, oltre che un onore.
I rimpianti ci sono quando c’è il dubbio di non aver dato tutto e la coscienza sporca. Io non ho nulla da rimproverarmi e quindi nessun rimpianto. E come succede quasi sempre tutto torna. Il tempo è galantuomo.