Eyenga e Kangur irriconoscibili. Maynor c’è, ma ora è da preservare

Avramovic in altalena, Pelle soffre, Johnson saluta in tre minuti

Giudizio sospeso tra alcune buone giocate offerte, non molte a dire il vero, ed una serie di fesserie difensive ed offensive da mani nei capelli. È stranamente preciso ai liberi (5/6) ma ciò non basta a portarlo in linea di galleggiamento.

Giustamente va preservato, perché sta trovando lo stato di forma ideale per guidare questa squadra quantomeno alla salvezza, che non è un discorso scontato ora come ora. Il suo approccio è ottimo, due triple consecutive, prima di sedersi in panchina e di rientrare con la mano fredda. Comunque tredici punti finali e la sensazione che, con lui in campo, la squadra giri meglio.

Non riesce a replicare la gara di andata, in cui era sbocciato in tutto il suo splendore con 29 punti di alta fattura. Riesce a pungere dall’arco in un paio di occasioni, azzecca qualche penetrazione ma spesso lascia a desiderare con alcune giocate forzate e qualche errore di troppo. Esce come miglior realizzatore della squadra con 17 punti, grazie alla sua voglia di dar battaglia fino alla fine.

Bene al tiro, molto meglio di altre volte, con una soluzione lontano da canestro che ancora non aveva fatto vedere prima d’ora. Soffre però la fisicità dei lunghi francesi, pagando più del previsto a rimbalzo.

Pochi minuti a disposizione, emerge per il tentativo di dare una scossa ma sbaglia entrambi i tiri che si prende.

Undici punti non sono pochi, soprattutto se si considera che la sua presenza era in dubbio. Però fa una gran fatica, un po’ come i compagni, a tenere il primo passo di Hodge e alla distanza cala vistosamente.

Esce tre volte su Dragovic e Lang, prende tre bombe in faccia in fila. Difende molto bene nell’ultimo possesso del secondo quarto, rovina tutto con un passaggio sbagliato ad Anosike pochi istanti dopo. Non riesce a mettere due giocate positive in fila. Il problema di Kangur è che sta trovando continuità solo nella mediocrità di una serie di prestazioni lontanissime dai suoi standard.

«Mi si nota di più se vengo e me ne sto in disparte o se non vengo per niente?». Se questo è l’Eyenga attuale, che a Villeurbanne ripete una prestazione sui livelli (pessimi) del derby contro Cantù, decisamente era meglio, anche se impossibile, che non venisse per niente e si schiarisse le idee. Altrimenti i problemi aumentano.

Tre minuti in quintetto, probabilmente di commiato.

Leggi anche:
L’Openjobmetis ha male all’anima. Non c’è partita contro l’Asvel