Fabrizio e quell’eterna macchia che a Varese nessuno vede 

Beppe Sannino, che dalla lontananza (gli manca il campo, ma forse anche un po’ noi, figli così Unici da non aver mai accettato l’addio di un padre) vede esaltato il magnetismo, va dritto al cuore di Fabrizio Castori. Ogni intervista o passo dell’allenatore del Varese, è usato per rinfacciargli una parentesi polverosa sepolta dal tempo come la rissa di Lumezzane. Come se gli fosse chiesto eterno pentimento per una cosa di cui ha già pagato per tutti un prezzo troppo alto (anni persi di lavoro, non di vita perché è un uomo che sa vivere), ma in cambio di quel

pentimento la macchia non viene comunque cancellata. Per tutti Castori è fermo a quel Lumezzane-Cesena che andrebbe comunque riscritto sotto lenti meno giustizialiste e populiste, invece è un milionesimo di ciò che ha fatto, sta facendo e soprattutto farà. Non ha mai comprato o venduto partite, cominciando da una promozione in terza categoria e arrivando ora al quarto posto in B (il top, insieme a un playoff per la A rubatogli dall’arbitro: ecco lo scandalo, non Lumezzane). Ma il Varese, nel restituire il maltolto e ciò che le persone hanno scritto da sempre nel destino, non ha mai avuto rivali.

Andrea Confalonieri

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