False multe svizzere ai frontalieri. «I truffatori ci tenevano d’occhio»

Il testimone - Preoccupano i varesini le finte contravvenzioni per eccesso di velocità

False multe ai frontalieri: tra le vittime anche alcuni varesini. Dopo l’allarme lanciato qualche giorno fa dalla polizia cantonale svizzera, cominciano ad arrivare le prime segnalazioni di chi ha ricevuto le famose sanzioni per eccesso di velocità.
Oltre 300 euro per aver superato il limite consentito, in un tratto autostradale che i frontalieri percorrono quotidianamente. «Ed è questo che all’inizio mi ha tratto in inganno – spiega Simone, residente a Varese ma impiegato in un’azienda oltre confine – Era verosimile che fossi transitato di lì, nel giorno e all’orario indicato, e che avessi superato il limite, perché in quel tratto passa bruscamente da 100 chilometri orari ad 80». E poi nel foglio erano indicati nome e cognome, tipo di macchina, numero di targa e codice fiscale del proprietario.

«Tutti i dati coincidevano e nella lettera si spiegava che c’era anche la possibilità di richiedere la foto scattata nel momento dell’infrazione». In prima battut quindi, Simone ha creduto davvero di dover pagare. Poi ha riflettuto. «La lettera era stranamente scritta inglese e anche un po’ improvvisato – aggiunge – e non arrivava dalla polizia ma da una improbabile «Swiss Police», che ho verificato non esiste». La cosa che ha fatto maggiormente insospettire Simone però,

è stata la modalità con cui avrebbe dovuto pagare questi 367 euro. «Era indicato un conto corrente italiano, nominale, a cui avrei dovuto bonificare la cifra. Un conto della posta per la precisione». Non svizzero come avrebbe dovuto essere e non intestato all’ente preposto ala riscossione delle sanzioni. «Messi insieme questi pezzi del puzzle ho deciso di sporgere denuncia in Italia. Nel foglio che è arrivato era indicato anche il nome e il cognome dell’intestatario del bonifico e spero lo rintraccino».

Secondo Simone le lettere sono state mandate a moltissimi frontalieri, «e una cifra del genere, anche se in pochi ci sono cascati e hanno pagato, gli avrà permesso di racimolare una bella sommetta». Simone si è fatto un’idea anche sul come il o i truffatori possano essere arrivati a lui e agli altri frontalieri. «Secondo me si sono piazzati in autostrada per qualche giorno, raccogliendo centinaia di numeri di targhe italiane. Da quelli, visto che la privacy ormai non esiste più, sono facilmente risaliti ai proprietari delle auto e contando sulla veridicità di data e ora del passaggio da Mendrisio, in molti sono stati indotti a pagare».
Una truffa davvero fantasiosa questa, ma sempre di un inganno per estorcere denaro si tratta. Per questo la polizia cantonale svizzera raccomanda di non pagare queste multe e di sporgere immediatamente denuncia nel caso fosse stata recapitata. Come Simone altri varesini sono stati raggiunti dalla lettera truffaldina, «nessuno di quelli che conosco ha pagato, ma sono convinto che qualcuno per paura – in Svizzera sono molto fiscali – lo abbia fatto senza prestare troppa attenzione ai dettagli».