Farmacie varesine in rivolta contro i tagli del governo

VARESE Arrivano i tagli sui compensi delle farmacie e la categoria insorge: Varese è pronta ad aderire allo sciopero lanciato da Federfarma per il prossimo 26 luglio.

«Sicuramente prima della fine del mese faremo un’assemblea provinciale dell’associazione per discutere della situazione locale e decidere quali azioni concrete portare avanti – spiega il presidente di Federfarma, Luigi Zocchi – a rischio sono soprattutto le piccole farmacie di paese, quelle che vivono soprattutto di ricette mediche».

La categoria è stufa di essere al centro delle attenzioni delle manovre di governo: «Sembra che le farmacie siano l’origine di tutti i mali, il capro espiatorio per eccellenza, quello su cui infierire – si sfoga Zanzi – certo la manovra parla anche di ridurre i dipendenti pubblici, di rivedere le piante organiche degli enti, ma sono tutti provvedimenti aleatori che chissà come e chissà quando saranno attuati. Il taglio sui compensi delle farmacie invece è netto, immediato e soprattutto ingiustificato».

Il decreto sulla spending review infatti prevede una trattenuta aggiuntiva a quelle già esistenti sugli incassi delle farmacie dovuti alla vendita di medicinali prescritti dai medici e passati dal servizio sanitario: «In questo modo il guadagno delle farmacie scende sotto al 10%, una cifra ridicola che magari non peserà troppo sulle attività che offrono anche altri servizi, ma rischia di uccidere le piccole farmacie, quelle più periferiche che lavorano per il 70% su farmaci prescritti».

A scatenare le proteste è un’ulteriore trattenuta sui guadagni delle farmacie di quasi due punti percentuali. Ulteriore perché sui rimborsi dovuti dal sistema sanitario per i medicinali prescritti. «Su tutti i medicinali rilasciati su ricetta esiste una ritenuta fissa sul prezzo compresa tra il 6 e il 19% su un margine di utile che è del 30%», spiega Zanzi. A questa trattenuta principali se ne deve poi aggiungere un’altra a «titolo di contributo per lo sforamento della spesa pari al 1,2%, un altro punto percentuale come contributo previdenziale e poi piccole trattenute infinitesimali per spese sindacali», aggiunge Zanzi. La spending review poi aumenta da 1,82% a 3,65% un’ulteriore trattenuta fissa: «così l’utile medio che rimane al farmacista scende sotto al 10%. Troppo poco», denuncia Zanzi.

Dunque l’utile per i farmacisti rischia di diminuire proprio mentre verrà anche suddiviso dato che in provincia è attesa l’apertura di altre 30 attività. «Se Il governo se la prende con noi, ma al 5 di ogni mese sa esattamente cosa abbiamo venduto e a chi, non c’è evasione né segreto, mentre continua a ignorare perché la spesa degli ospedali aumenta ogni anno del 50%», conclude il presidente di Federfarma.

e.marletta

© riproduzione riservata