Roma, 16 giu. (Apcom) – Alla fine la Fiom è stata irremovibile: neanche l’inserimento di un punto che prevede una commissione paritetica incaricata di stabilire sanzioni sulla base di eventuali inadempienze rispetto all’intesa è servito per far mettere la firma al sindacato legato alla Cgil. A questo punto tutto è rimandato al referendum del 22 giugno: sarà quello il momento in cui si vedrà il peso dell’accordo sui lavoratori, per un documento che, come ha sottolineato l’Ad Fiat, Sergio Marchionne lo scorso fine settimana, riguarda 5mila lavoratori.
Nella giornata in cui la Fiat – esaurito l’affetto degli incentivi – ha fatto registrare un calo delle immatricolazioni 22,7% a maggio rispetto allo stesso mese del 2009, mentre nei primi 5 mesi dell’anno il calo è stato del 7,6%, il destino delle tute blu di Pomigliano è, dunque, ancora incerto, nonostante l’ottimismo del ministro Sacconi. “Sono e rimango ottimista – ha detto il titolare del Welfare -. Sono convinto che ci siano oramai le condizioni, meglio con la firma formale di tutti, per realizzare l’investimento e dare un futuro all’auto e al Sud, sono ottimista perché c’è già il consenso della maggior parte delle organizzazioni sindacali”. Nello stabilimento della Fiat di Pomigliano, ha proseguito “c’è un sindacato coraggioso che si mette in gioco, si compromette e accetta la sfida della competizione e c’è un sindacato (la Fiom – ndr) paralizzato da un blocco ideologico”.
La questione in gioco è nota: a fronte di 700mila euro di investimento c’è un accordo particolareggiato che prevede fra le altre cose una nuova organizzazione dei turni, o il collocamento della mensa a fine turno che rappresentano uno scambio tra produttività e occupazione che sembra accettabile a tutti. Ma le questioni sull’assenteismo e sul diritto di sciopero, il richiamo esplicito della Fiat alla “percentuale di assenteismo significativamente superiore alla media”, alle “forme anomale” di assenteismo specie durante gli scioperi (tradotto, i certificati di malattia) per la Cgil rappresentano una forzatura della Costituzione.
Quindi, il referendum. Anche questo, contestatissimo dalla Fiom: è come chiedere ‘Vuoi lavorare o vuoi essere licenziato?’, come spiega Enzo Masini, responsabile del settore auto della Fiom. Probabilmente basterà un numero significativamente alto di sì. Dal responso di Pomigliano si leggerà anche il futuro delle relazioni industriali del paese, dell’indotto Fiat, del tessuto sociale di Pomigliano e di una bella fetta di territorio napoletano, nonchè della vita dello stabilimento polacco di Tychy dove, nelle intenzioni di Marchionne, si dovrebbe applicare il ‘piano B’ del Lingotto. Ovvero, lo spostamento in Polonia della produzione della Panda.
Aqu/Ela
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