Mirabello (Ferrara), 5 set. (Apcom) – Un atto “illiberale” e “autoritario”, degno “del peggior stalinismo”. Così Gianfranco Fini torna sulla sua “espulsione” dal Pdl.
“Non c’è stata alcuna fuoriuscita, alcuna scissione, alcun atteggiamento di demolizione del Pdl: c’è stata di fatto la mia estromissione dal partito che avevo contribuito a fondare. Un atto illiberale, autoritario – accusa Fini – che nulla ha a che spartire con quel pluralismo che rappresenta una delle condizioni per cui un partito sia davvero liberale di massa. Un atto ispirato in chi lo ha scritto forse da quel Libro nero del comunismo: soltanto nelle pagine del peggior stalinismo si può essere messo alla porta con motivazioni ridicole e senza alcun contradditorio”, con un atto di “brutale repressione della dialettica interna”.
Rea/Pat
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