Fondazione culturale Gallarate La sentenza diventa un rebus

GALLARATE La procedura di liquidazione della Fondazione culturale “1860 Gallarate città” non è mai stata aperta e quindi il tribunale non può obbligare nessuno a pagare i creditori. Che a questo punto sono pronti ad avviare un’azione di responsabilità. È una sentenza di improcedibilità quella emessa questa mattina dal giudice Michela Guantario, epilogo di una situazione quanto meno complessa. E che prende avvio nel marzo dello scorso anno: «per ragioni che mi sfuggono, il commissario Bruno Cisaro ha chiesto di aprire la procedura al Tribunale di Milano», spiega Marco Natola, legale delle due società che hanno fatto causa alla Fondazione.

Dal capoluogo regionale è arrivata una dichiarazione di incompetenza, legata anche al fatto che «la Regione, quando ha estinto la persona giuridica della “1860 Gallarate città”, ha indicato il Tribunale di Varese come competente». Di fronte a questa pronuncia, prosegue il racconto di Natola, «sempre nel marzo 2012 Cisaro ha chiesto il fallimento a Busto Arsizio, che ha risposto dicendo che non essendo la Fondazione un’ente commerciale non può fallire».

Da allora ad oggi, «è calato il silenzio». Nel senso che «per quanto mi consta, il Tribunale di Varese non ha in carico la liquidazione». Insomma, un mistero. Per chiarirlo, l’avvocato si prepara a presentare un’istanza in piazza Cacciatori delle Alpi per chiarire la situazione.
Non è tutto. «A questo punto i creditori restano in totale sospensione». E quindi «voglio attivare un’azione di responsabilità verso i soggetti coinvolti: il consiglio di amministrazione, forse il liquidatore, eventualmente anche il comune».

Un’iniziativa che si muove «sulla linea tracciata dalla Corte dei Conti che, nel parere inviato a Palazzo Borghi, invitava il municipio a valutare con estremo rigore la sussistenza di responsabilità degli organi comunali e della Fondazione». Ci fossero, è a tutti i soggetti coinvolti che i creditori potrebbero rivolgersi per vedersi pagare fatture emesse ormai da almeno un paio d’anni. Riccardo Saporiti

b.melazzini

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