VARESE – “Nel dibattito politico locale, i cosiddetti ‘Patti di Quartiere’ sono stati presentati come strumenti innovativi di partecipazione, ascolto e co-progettazione tra amministrazione e cittadini. In teoria, dovrebbero essere un’occasione per costruire dal basso politiche più aderenti ai bisogni reali dei territori. In pratica, però, si stanno rivelando un’operazione dal forte sapore propagandistico, in cui la partecipazione è più evocata che praticata”. Ne è convinto Franco Formato, consigliere comunale di Varese Ideale, espressione cittadina di Lombardia Ideale, il movimento civico di centrodestra che fa capo a Giacomo Cosentino, Vice Presidente del Consiglio regionale.
“L’impressione, sempre più diffusa – spiega Formato -, è che questi Patti servano più a generare consenso che a costruire soluzioni condivise. Il metodo adottato, o meglio, l’assenza di metodo, lascia fuori dal processo di confronto interi pezzi di città, a cominciare da chi, nei Consigli di Quartiere, rappresenta le forze di minoranza. Ascolto indifferente e diffidente, nessun confronto preventivo, nessuna condivisione del percorso. I Patti arrivano sostanzialmente già scritti, spesso con l’imprimatur di comitati o associazioni selezionate con cura, talvolta già organiche alla maggioranza, e vengono presentati come il frutto di un ascolto ampio che però non c’è mai stato”.
“Questo modo di procedere non solo tradisce lo spirito della partecipazione, ma danneggia la fiducia dei cittadini verso le istituzioni – continua il consigliere di Varese Ideale -. Un ‘patto’, per sua natura, è un accordo tra più parti che si riconoscono reciprocamente. Se una delle parti, quella che rappresenta un’altra visione politica, altre priorità, altre voci del territorio, viene sistematicamente esclusa – conclude Franco Formato -, allora quel patto perde ogni legittimità. Diventa una semplice comunicazione politica, una narrazione autoreferenziale utile a rafforzare chi governa, ma totalmente scollegata dai bisogni reali”.
La verità è che i quartieri non hanno bisogno di eventi vetrina, di conferenze stampa, di foto con le firme e gli slogan. Hanno bisogno di risposte: manutenzione ordinaria, sicurezza, trasporti, spazi pubblici vivibili, ascolto delle fragilità. Hanno bisogno di progetti veri, costruiti insieme, anche nel conflitto, anche nel dissenso. Perché solo dal confronto tra prospettive diverse nasce un’amministrazione capace di rispondere davvero a tutti.
Se la voce delle minoranze nei Consigli di Quartiere che, ricordiamolo, sono organi ufficiali della città, viene ignorata o aggirata, siamo davanti a una grave lesione del principio democratico. Non è solo un problema politico, è un problema istituzionale. Non si può parlare di partecipazione escludendo sistematicamente chi non condivide le linee della Giunta. Non si costruisce coesione eliminando il dissenso dal tavolo.
Il pluralismo non è un fastidio, è una ricchezza. E la partecipazione, quella vera, è fatta anche di scomodità, di discussioni, di punti di vista in contrasto. Se non si è disposti a questo, allora non si parla di partecipazione, ma di propaganda mascherata da dialogo.
Noi, come Varese Ideale e come minoranza consiliare, continueremo a denunciare questo metodo e a chiedere che i Consigli di Quartiere diventino spazi veri di confronto, aperti e rappresentativi. Continueremo a portare la voce di chi oggi non viene ascoltato. Perché senza ascolto plurale, non c’è politica. C’è solo gestione del consenso.