Fornaio marocchino torna a casa “Qui si mangia poco pane”

VARESE «I dietologi qui consigliano di limitare il consumo di pane. E così ho deciso di tornare nel mio paese, in Marocco, dove di pane se ne mangia parecchio. Intendo aprire un forno lì». Descrive davvero bene i tempi che corrono la storia di Abdelhaq Serhani, marocchino di 51 anni che è arrivato in Italia nel 1984. Dopo aver vissuto per un periodo a Brindisi guadagnandosi da vivere nei campi di pomodori, si è trasferito a Varese,

dove nel 1993 ha frequentato un corso di 300 ore ed è diventato panificatore. Ha lavorato prima da Pigionatti, il panettiere di piazza della Motta. Poi da Colombo e Marzoli. Dopo anni di pratica ha quindi preso la decisione di aprire un proprio negozio con laboratorio di panetteria. La scelta è caduta su viale Borri, al civico 162. Il panificio si chiama Serhani e, in due anni, è diventato un punto di riferimento per gli abitanti del rione di Bizzozero.

Accanto alle forme di pane tipiche delle nostre zone, si trovano anche dolci del Nord Africa ai fichi e alle mandorle e pani arabi tradizionali. Come quello grande e coperto di spezie che si usa per “fare scarpetta”, intingendolo nei piatti arabi più sugosi e speziati. «Anche se sforniamo pane arabo, la maggior parte dei clienti sono italiani – spiega Serhani – Per quanto riguarda i nostri connazionali, lavoriamo molto con quelli che hanno negozi di alimentari. Sono loro che ci commissionano il pane arabo per i loro clienti. Ma il nostro pane piace molto anche agli italiani. La nostra particolarità è che non usiamo lo strutto perché proviene dal maiale. Anche nei dolci non utilizziamo alcol, cosa che incontra il gusto dei bambini. Inoltre facciamo impasti speciali al kamut e cerchiamo di venire incontro alle esigenze dei clienti tenendo il prezzo basso. Certo è che, qui in Italia, di pane se ne mangia poco. Una famiglia ne compra mediamente 4 etti al giorno, mentre in Marocco il consumo familiare giornaliero è di almeno 2 chili. Ho quindi pensato di tornare in Marocco per avviare un forno a legna. Se le persone qui cercano il pane arabo, lì in Marocco apprezzeranno sicuramente la varietà di tipi di pane che ho imparato a fare a Varese, come la michetta, la tartaruga e lo sfilatino». La spedizione verso il Marocco è prevista per il 2012. «L’idea è quella di trovare qualcuno in grado di mandare avanti il negozio di viale Borri mentre io starò avviando l’attività in Marocco» spiega Serhani. Le figlie Houda (22 anni) e Sara (19 anni) sono arrivate in Italia nel ’96. Ora aiutano il padre in negozio, ma non intendono seguirlo in Nord Africa. Almeno per ora. «Siamo abituate qui ormai – dicono – Per noi il Marocco è un posto dove si va in vacanza per divertirsi. Ma non so se riusciremmo più ad abituarci alla vita laggiù». Le due ragazze sono in attesa di trovare un altro lavoro più vicino alle proprie aspettative professionali. Houda vorrebbe lavorare con le lingue, ne conosce quattro, arabo incluso. Sara sogna di diventare dentista.
Adriana Morlacchi

e.marletta

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