Non è solo il ruolo ad accomunare il capitano del Varese Leonidas Neto Pereira e il 20enne Luca Forte. Per capire che le due seconde punte sono simili basta guardarle negli occhi: lo sguardo di un ragazzo senza grilli per la testa, tutto casa e pallone, si specchia in quello serio e sicuro del brasiliano, il biancorosso più anziano.
Neto Pereira ha 35 anni e, per la sesta stagione di fila, si candida a essere la bandiera della squadra, anche se nella prossima stagione non potrà bearsi troppo sugli allori, considerata la concorrenza di Forte. Non è comunque né un problema né un peso per il brasiliano: sa bene che il suo compito è aiutare i giovani a crescere puntando sulla sua esperienza.
«In ritiro – osserva Neto – abbiamo lavorato tanto anche fuori dal campo per affiatarci il più possibile. È la mentalità che fa la differenza, come non si stufa di farci capire Bettinelli: il nostro allenatore ci ha ripetuto che non siamo inferiori a nessuno, e ce lo aveva detto anche alla fine dello scorso campionato, quando ci ha trascinati alla salvezza. Il punto di partenza per arrivare lontano sta proprio nella consapevolezza dei nostri mezzi: se i giovani la assumeranno completamente, sarà tutto più facile, per loro e per il Varese».
Forte è uno di questi ragazzi sempre più sicuri di sé: «Neto – dice – mi dà consigli utili e lo stesso fanno gli altri veterani, che offrono ai più giovani un aiuto fondamentale. So che sono cresciuto molto in queste ultime due stagioni, passando dalla Primavera alla prima squadra. Ora ho ritrovato il tecnico che mi aveva accompagnato nell’ultimo anno del settore giovanile: so che insieme a lui potrò acquisire ulteriore sicurezza e completare la mia crescita personale, non solo calcistica, ma umana».
«Ho tanto da dimostrare»
La migliore molla per spiccare il volo è la fiducia: «Bettinelli – continua Forte – ha creduto in me e, alla fine sello scorso campionato, mi ha dato responsabilità che mi hanno fatto bene. Nulla è scontato e so di dovermi conquistare il posto giorno per giorno. Ho tanto da dimostrare».
Forte vuole arrivare lontano e non si monta la testa: «Come mi immagino nell’estate dell’anno prossimo? Non lo so e non mi interessa. So solo che il 17 agosto c’è la Coppa Italia e a fine mese incomincia il campionato: devo farmi trovare pronto».
L’attaccante è concentratissimo e non si pone limiti: «Punto a segnare di più dei tre gol dell’anno scorso. L’obiettivo del Varese? Ne parleremo giornata dopo giornata: è scontato che dobbiamo salvarci il prima possibile».
Forte ha imparato che cosa significa essere un giocatore del Varese: «Non siamo né il Palermo né l’Empoli o un’altra grande, ma proprio questa è la nostra ricchezza. Sappiamo di doverci mettere sempre qualcosa in più rispetto agli avversari: indossare il biancorosso vuol dire correre, lottare, sudare e gettare il cuore oltre l’ostacolo».
La forza del gruppo e il senso di appartenenza faranno grande la famiglia del Varese: «Ci siamo imposti – dice Forte – delle regole interne e chi non le rispetta paga 5 euro di multa. Lo stesso vale quando giochiamo a torello: i tre che stanno in mezzo versano cinque euro ciascuno se i compagni in cerchio riescono a passarsi la palla per 30 volte. È un modo per essere ancora più affiatati. È l’unione e il sentirci una cosa sola che ci può portare lontano».
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