«Francesca Brianza candidata? Io ci sto. Galimberti burocrate da vecchia politica»

Attilio Fontana e le vacanze in India: «Luoghi maestosi e contrasti scioccanti. Da giugno viaggerò. Il mio basket ormai è piccolo ma Moretti è un grande. Varese ferma? No, mai stata così viva»

Dieci anni di governo e due mandati elettorali non hanno stancato Attilio Fontana: se la legge gli permettesse di presentarsi per la terza volta come sindaco di Varese, probabilmente tenterebbe di essere confermato primo cittadino. Fontana però ha anche voglia di staccare la spina e a Natale è partito per un viaggio in India. Rincontrandolo, siamo partiti proprio da qui.

Perché è un Paese molto interessante che né io né i miei figli conoscevano. Sono partito con tutta la famiglia e mi sono trovato davanti tanti posti bellissimi ma anche un mondo pieno di contraddizioni.

Proprio questi contrasti: da una parte monumenti insigni, come il Taj Mahal, mausoleo fatto costruire nel 1632 dall’imperatore Shãh Giahãn per la moglie, o i castelli residenza dei maharaja, e una delle principali economie mondiali. Dall’altra, una popolazione che vive in condizioni di vita tutt’altro che moderne, addirittura con la divisione della società in caste. Contraddizioni difficili da spiegare e da capire. Ho poi visto con i miei occhi il conflitto pesante tra mondo musulmano e induista, che fanno fatica a convivere.

Ho già detto del Taj Mahal, che si trova ad Agra. Poi ho visitato Nuova Delhi ma siamo stati anche nel Rajasthan, a Udaipur, Jaipur e Jodhpur: città storiche, molto affascinanti. E poiché le località sono distanti l’una dall’altra e l’unica via di comunicazione è la strada, viaggiando in pullman posso dire che ho toccato con mano la realtà dell’India settentrionale. Mi manca da vedere tutto il sud del Paese e non è detto che ci possa tornare. Terminato il mandato da sindaco, potrei riscoprire il piacere del viaggio.

In tanti posti, dall’America del sud all’estremo oriente. Mi piacerebbe salire sulla transiberiana per arrivare alle parti più occidentali della Siberia e della Mongolia. Ma vorrei visitare anche la Groenlandia. Credo però che il prossimo viaggio possa essere una affascinante crociera nella Terra del fuoco per arrivare al Polo sud. Un mio amico l’ha fatta in barca a vela e mi ha raccontato cose bellissime. Ha anche visto delle foche tigri aggressivissime che hanno bucato un gommone.

Certo. Come sempre sono stato al palazzetto con mio figlio che, mentre io entro nei parterre, mi saluta per andare a tifare in curva nord. Il successo con Cantù dimostra due cose: quanto sia bassa la qualità del campionato italiano e quanto sia alta la qualità di Paolo Moretti. La partita l’ha vinta lui, grazie a una migliore organizzazione di gioco e a iniziative che hanno messo in difficoltà Cantù, pur più forte nel reparto lunghi. C’è comunque una modestia generalizzata nel nostro campionato in cui per avere la meglio è sufficiente la grinta.

Se le società non si decidono ad allevare i talenti che hanno in casa, curandoli e costruendoli, ma puntano su giocatori stranieri, che apparentemente costano meno, c’è il rischio di una crisi del sistema e qualche finanziatore potrebbe sentirsi scoraggiato. Alla lunga, senza un progetto preciso, che formi atleti italiani, non si ottiene nulla e si buttano i soldi.

Ma che fretta c’è? C’è ancora tempo prima delle elezioni e bisogna fare la scelta migliore: per questo si stanno valutando tutte le ipotesi.

Non scherziamo.

Galimberti è la rappresentazione di un burocrate di partito e incarna la vecchia politica. Non può dire di essere l’antipolitica avendo avuto un ruolo istituzionale all’interno del Pd. Per me non è certamente una novità come tanti vogliono far credere. E i discorsi che sta facendo sono vecchi.

Non mi venga a dire che Varese ha bisogno di una svolta. Anzi, il cambio politico potrebbe essere pericoloso per il futuro della città.

Io ne faccio una questione di verità. Quando Galimberti dice che Varese è ferma è un’affermazione da vecchia politica: quella che punta solo alla contrapposizione, non potendo contestare nulla di concreto. La nostra città non è mai stata così viva: è piena di fermenti culturali, sociali e sportivi.

Questo è un altro luogo comune. Forse sono le donne che non vogliono essere prese in considerazione ed è stato infatti difficile trovare quelle a cui affidare incarichi da assessore. Le donne comunque partecipano anche alla vita di sezione e alcune di loro hanno grandi capacità.

Francesca Brianza, che ha già avuto ottimi riscontri e ha mostrato di dedicarsi totalmente all’attività politica. La sua candidatura sarebbe auspicabile.

È molto bravo, tra i più bravi. Ho la massima stima e fiducia nei suoi confronti ma non sono io che devo decidere il candidato del centro destra.

È uno degli assessori che ha portato grandi risultati: se all’ultimo dell’anno c’erano quattromila persone in piazza Monte Grappa, il merito è suo.

Assistere a una ripresa vera e non farlocca. Che la città possa ricominciare portando avanti i progetti in corso con un sindaco bravo, capace, efficiente e soprattutto innamorato di Varese. Chi si candida deve farlo unicamente per l’amore della città e non per altre ragioni.