Francesco Tomasella in tribunale per l’episodio della festa del 35mo compleanno, in tempo di covid-19

I capi d'accusa sono di resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale, interruzione di pubblico servizio e istigazione a delinquere (Francesco Tomasella in una foto dal web)

BREBBIA – Era la sera del 20 marzo 2021 quando i poliziotti della Questura si presentarono d’improvviso, invitati indesiderati, presso il ristorante di Brebbia dove si stava svolgendo il banchetto per il 35mo compleanno di Francesco Tomasella, di lì a poco candidato a sindaco della città di Varese. La cena contava un totale di 34 persone, nessuna di loro indossava la mascherina nonostante le restrizioni del tempo per via del covid-19.

Ci fu uno scontro acceso tra Tomasella e gli agenti. Stando al capo d’imputazione, di fatto, pare lo stesso abbia affermato “Io faccio il ca… che voglio e voi andate fuori dal ca…. Funziona così stasera: noi mangiamo, voi fate tutte le pagliacciate che volete”. E’ ovvio che col termine di “pagliacciate” si intendesse la verifica da parte degli agenti del rispetto delle norme anti-contagio. Poi altre cadute di stile come la seguente frase rivolta a un poliziotto “chi ti credi di essere con quel cappello? Siete servi di regime, un regime dittatoriale. State mandando il paese alla fame. Voi siete forze di repressione, siete gente brutta, triste, tetra. Vai a studiare la Costituzione, capra ignorante”. Infine Tomasella incitava i commensali a non obbedire ai poliziotti che chiedevano loro i documenti di identità, per il quale pende per lui il capo d’accusa di istigazione a delinquere, adesso.

A seguito della prima udienza del processo tenutasi ieri, venerdì’ 17 marzo, davanti al giudice Niccolò Bernardi (i capi d’accusa sono di resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale, interruzione di pubblico servizio e istigazione a delinquere, ndr) a Tomasella è stato chiesto un risarcimento di 70.000 euro, pari a 10mila euro a testa di risarcimento essendo in sette gli agenti, al quale lo stesso aveva dato dei “servi di regime”. Lo dico già: non gli darò una lira, io ero dalla parte giusta, dalla parte del popolo». Appuntamento in aula di tribunale ora il 9 giugno, per il prossimo atto della vicenda.