Fratelli d’Italia a due facce: vittoria nazionale ma sconfitta locale

Nonostante il successo elettorale di Fratelli d'Italia, la mancanza di sindaci affiliati nella provincia di Varese solleva dubbi sulla qualità della leadership locale. L'obiettivo ora è trasformare il consenso nazionale in risultati tangibili a livello comunale

Il post-elezioni europee in provincia di Varese svela una singolare discrepanza: nonostante il successo di Fratelli d’Italia, primo partito con un considerevole 30%, mancano sindaci affiliati al partito.

Il caso di Sesto Calende

Il caso più significativo è stato a Sesto Calende, dove Fratelli d’Italia aveva scelto di chiudere la campagna elettorale nel Varesotto. Nonostante l’evento simbolico organizzato nella città, a vincere è stato il centrosinistra. L’evento, tenuto presso il ponte di ferro, aveva un forte valore simbolico per tutta la zona, ed è stato considerato un buon auspicio per la vittoria alle urne. Tuttavia, hanno partecipato solo i membri del partito e non c’è stata una grande partecipazione popolare. 

Come interpretare questi dati?

È ovvio che il voto per il Comune sia molto diverso da quello per la Nazione. Il voto alle amministrative infatti si discosta completamente dal contesto nazionale, meno influenzato dai media e dal carisma del leader del partito.

Nei Municipi, si esprime il consenso al candidato primo cittadino, indipendentemente dall’appartenenza politica. La questione riguarda la classe dirigente di Fratelli d’Italia e altri, con una carenza di leader considerati idonei, mentre professionisti e membri dell’establishment civico evitano responsabilità amministrative, portando spesso a sindaci e assessori inadeguati per le complessità delle sfide da affrontare.

Fratelli d’Italia attualmente conta solo tre sindaci, Emanuele Antonelli a Busto Arsizio, Pietro Zappamiglio a Gorla Maggiore e Marco Colombo a Daverio, tutti acquisiti dopo essere entrati in carica. Nonostante non siano stati eletti sotto la bandiera di Fratelli d’Italia, sono considerati parte integrante del partito di Giorgia Meloni. Questo evidenzia la carenza di figure credibili per amministrare nella destra varesina fino a poco tempo fa, prima che molti aderissero al partito.

Prospettive future

Un partito che attualmente raggiunge il 30% di consenso avrebbe altrimenti il controllo di numerosi Comuni. Un po’ come avvenne per la Lega nei suoi primi anni, quando dominava a livello locale prima di consolidarsi con Salvini come segretario federale. Ora, a parte l’opportunità offerta dal prossimo ballottaggio a Malnate con il candidato meloniano Damiani, si stanno già facendo congetture premature sui futuri assetti amministrativi nella provincia di Varese. Il capoluogo, Gallarate e Busto Arsizio andranno al voto nel 2027, un’eternità in politica, durante la quale possono accadere cambiamenti radicali.

La discrepanza tra il successo elettorale nazionale e la mancanza di presenza nei comuni varesini riflette una sfida per Fratelli d’Italia: sebbene il partito goda di un forte sostegno popolare, ha perso un’opportunità importante nelle elezioni amministrative recenti.

Questo fenomeno porta ad una riflessione su come il partito possa capitalizzare il consenso e trasformare l’entusiasmo elettorale in un successo a livello locale, partendo dall’obiettivo proclamato di diventare il partito dei sindaci anziché dei vicesindaci.