LUINO Discriminazione o misura per salvaguardare l’occupazione. È continuo il dibattito lungo il confine sul pagamento degli stipendi in euro ai lavoratori frontalieri. Considerato, dagli industriali svizzeri, una misura essenziale per affrontare la crisi della divisa europea che sta mettendo a rischio il settore produttivo ticinese.
Penalizzato da un franco troppo alto per essere competitivo. Così l’Aiti, l’Associazione degli industriali del Canton Ticino, è tornata a manifestare quelle che sono «le necessità delle imprese». «Il pagamento del salario in euro o in altra moneta è perfettamente legale. Recentemente – chiariscono dall’Aiti – anche le Camere federali hanno respinto una mozione che voleva vietare il pagamento dei salari in moneta straniera. In un contesto nel quale esistono numerosi rapporti di lavoro a carattere internazionale, deve essere possibile pagare salari in moneta estera». Ma non solo.
«Per fronteggiare il franco forte occorre intervenire su ogni voce di costo aziendale, fra cui anche i costi salariali. Per questo – aggiungono dall’Aiti – è necessario condividere nella valutazione dei livelli salariali la determinazione di un valore minimo di cambio di almeno 1 franco e 30 centesimi per euro come riferimento nella fissazione del salario». Il tutto in uno scenario che vede l’impennata del lavoro ridotto (cassa integrazione) e numerosi casi di decurtazione dello stipendio.
e.marletta
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