LUINO – «Posso anche non candidarmi, ma solo se qualcuno farà ciò che io farei». È il passaggio chiave della lunga lettera che Furio Artoni, avvocato e consigliere comunale di Luino, ha inviato alla stampa locale (luinonotizie.it), chiarendo la sua posizione in vista delle prossime elezioni amministrative. Una presa di posizione forte, nella quale l’esponente del centrodestra non chiude la porta a un passo indietro – ma solo a precise condizioni.
Dopo l’invito ricevuto dagli Stati Generali del Centrodestra a candidarsi a sindaco, Artoni risponde pubblicamente indicando i “quattro pilastri non negoziabili” del suo programma, le basi su cui – dice – costruire il futuro della città. «Luino non ha bisogno del mio nome, ma di un programma e di qualcuno che abbia il fegato di realizzarlo», scrive l’avvocato, denunciando un clima politico in cui «tutti inseguono le poltrone, mentre la città scivola nell’abbandono».
Sicurezza e degrado
Artoni parte da un episodio concreto: la violenta rissa sul lungolago di inizio ottobre, culminata con un giovane ferito a colpi di machete. «Quella scena – spiega – è il simbolo di una città che ha perso la tranquillità di un tempo. Quando ho proposto corsi gratuiti di difesa personale per le donne, in molti hanno sorriso. Poi sono arrivate cinquanta partecipanti. Ho chiesto un commissariato di pubblica sicurezza, non una semplice stazione. La maggioranza ha bocciato la mozione».
Secondo Artoni, Luino paga le conseguenze di «anni di politiche migratorie scellerate, di porti spalancati senza controllo, che hanno aumentato il senso di insicurezza e abbandono». E aggiunge: «Non è propaganda, è realtà. Preferisco perdere un’elezione che vendere l’anima».
Sanità e frontalieri
Il secondo tema, definito “tassa sulla salute”, riguarda la contribuzione sanitaria dei frontalieri. Artoni non usa mezzi termini: «È una truffa di Stato. Si tassa chi lavora oltre confine per sostenere un sistema inefficiente. Lo Stato li tratta come bancomat ambulanti». L’avvocato difende da anni lavoratori frontalieri e chiede un cambio radicale: «La sanità si salva investendo, non rapinando. Servono ospedali funzionanti, non liste d’attesa infinite o gettonisti pagati 800 euro al giorno. L’ospedale di Luino non è un tema, è IL tema: una questione di vita o di morte».
Economia e sviluppo
Il terzo pilastro è economico. Artoni lancia la proposta di zone economiche speciali per la fascia di confine, con incentivi alle imprese, defiscalizzazione e sburocratizzazione. «Se migliaia di frontalieri tornassero in Italia, cosa troverebbero? Nulla. Io voglio offrire opportunità, non disoccupazione. Serve un piano per attrarre investimenti e creare lavoro».
Formazione e futuro
Il quarto pilastro è dedicato ai giovani: un polo universitario a Luino, collegato alle imprese del territorio. «Ogni giorno migliaia di ragazzi partono per studiare altrove e non tornano più. Io voglio che restino, con corsi professionalizzanti e percorsi concreti verso il lavoro. Forse è un sogno, ma i sogni servono a costruire realtà».
“Non cerco la poltrona, ma risultati”
Nella parte finale della lettera, Artoni si rivolge direttamente ai partiti del centrodestra: «Gli Stati Generali mi hanno chiesto di candidarmi. Io dico: parliamo prima di programmi, non di poltrone. Se trovate una persona capace di realizzare questi quattro pilastri, io mi faccio da parte e la sostengo. Se non c’è, allora mi candido io. Non per ambizione, ma per dovere».
Conclude con una citazione di Nietzsche: «Se guardi a lungo nell’abisso, l’abisso comincia a guardare dentro di te. Luino è sull’orlo del degrado. O continuiamo a fissarlo, o decidiamo di cambiare direzione. Io ho scelto. Ho scelto di dire la verità, anche quando brucia».
Un messaggio chiaro ai partiti e agli elettori: la corsa al municipio di Luino è appena cominciata, ma per Artoni – almeno per ora – la candidatura resta subordinata a un patto sui contenuti, non sui nomi.













