Gallarate- «Ma quello cos’è, un garage?». Al visitatore che si inoltri nei boschi di Moriggia, la domanda sorge spontanea. La struttura di ferro che si scorge tra gli alberi, però, è uno dei pozzi dell’acquedotto comunale. Completamente accessibile ma, soprattutto, inutilizzato.
Basta girarci intorno, visto che l’ingresso si trova nella direzione opposta rispetto al sentiero che si imbocca alla fine di via Benedetto Croce, la strada che passa di fronte alla piscina. Ad ‘impedire’ l’accesso c’è solo una di quelle transenne bianche e rosse, di quelle che si vedono, alle volte, nei cantieri. E non è nemmeno posta di fronte all’ingresso.
Sul lato sinistro della struttura d’accesso c’è una porta di lamiera, fissata in alto con una catena ed un lucchetto. Sulla parte destra, invece, c’è una rete di metallo a maglie larghe e sottili, tagliabile facilmente. Ma per entrare non servono le tenaglie, visto che non copre nemmeno tutta l’entrata. Rimane un’apertura larga una quarantina di centimetri, alta quanto l’intero capanno.
Quanto basta perché un uomo possa accedere tranquillamente e ‘giocare’ con l’acquedotto. All’interno si vedono i tubi dipinti di blu che spingono fuori l’acqua raccolta dalle pompe, che scendono fino a 205 metri di profondità per raccogliere l’acqua dalla falda.
E poi c’è quello che convoglia il tutto verso l’acquedotto cittadino. Per finire nelle case di tutti i gallaratesi, o perlomeno di quelli che vivono nel quartiere di Moriggia. O, almeno, questo ci si aspetterebbe da un’infrastruttura inaugurata nel febbraio di due anni fa, giusto pochi giorni prima che si aprisse la campagna elettorale per le regionali.
Il fatto è che questo pozzo è inutilizzato. Sì, chiusi taccuini e spente le telecamere, anche le pompe sono state fermate. Il perché lo spiega Sergio Praderio, presidente di Amsc spa: «non è usato perché deve essere ancora collegato all’acquedotto. E comunque il fabbisogno è già garantito dagli altri pozzi». Costato 300mila euro, propagandato come il pozzo capace di sopperire al 10 per cento dell’intera richiesta idrica della città con i suoi 630mila metri cubi l’anno, non è stato altro che una vetrina elettorale per il centrodestra.
«Continuiamo ad utilizzare quello più vecchio, che si trova al confine con Casorate Sempione», prosegue il responsabile dell’azienda, «quello nuovo può essere impiegato come soccorso, in caso di mancanza d’acqua». Ma, campagna elettorale a parte, ad oggi questo pozzo non è servito a nulla. Salvo a spendere 300mila euro di soldi pubblici. Altri ne serviranno, però, per collegarlo all’acquedotto. Così come per recintarlo e metterlo in sicurezza, sempre che l’ex municipalizzata decida di utilizzarlo.
Riccardo Saporiti
p.rossetti
© riproduzione riservata










