Gallarate Le chiamavano in codice “colf” ma i servizi che offrivano era decisamente diversi dai lavori domestici. Le cameriere richieste erano, infatti, in realtà prostitute cinesi. Sfruttate da una coppia di loro connazionali di 55 anni, Ruijun D. e Yali U., fermati dalla squadra Mobile della polizia di Milano per sfruttamento della prostituzione continuata e aggravata.La loro squadra era composta da quattro ragazze che, in cambio di vitto e abbigliamento, si prostituivano in altrettanti appartamenti, di cui uno a Gallarate. Il quartier generale, tuttavia, era a Milano, dove la coppia di coniugi, entrambi irregolari, risiedeva e gestiva sia il marketing che l’attività delle “cameriere”. Ogni prestazione costava 50 euro, di cui la coppia
prendeva il 60 per cento. Le ragazze, tutte cinesi di 20-25 anni, erano consenzienti. Anzi, pare che in alcuni casi fossero professioniste del settore da tempo.Ad inchiodare la coppia anche diverse intercettazioni telefoniche, tra cui una in cui uno dei due fermati chiama alcuni conoscenti a Prato (dove c’è una delle comunità cinesi più estese e radicate del paese) per chiedere “una cameriera” da sostituire a un’altra che non era più disponibile.E sempre a proposito di prostituzione, un’altra operazione della polizia ha portato all’arresto a Genova di tre persone originarie del Bangladesh accusate di sfruttamento della prostituzione nei confronti di una connazionale: una di loro è stata fermata dagli uomini del commissariato a Gallarate.
f.artina
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